Mentre Unipol e Clessidra mettono le carte in tavola, nell’ambito del riassetto della galassia Ligresti, altri operatori restano alla finestra. Se dunque, da una parte, procedono spedite, molto probabilmente su due binari paralleli, le operazioni che della compagnia assicurativa di Via Stalingrado e del private equity capitanato da Claudio Sposito, dalll’altra, non sembrano essere usciti di scena gli altri operatori di cui sono stati fatti i nomi in questi giorni. A cominciare da Palladio Finanzaria, che, per il momento da sola («i mezzi finanziari non mancano», spiega una fonte vicina al gruppo guidato dall’ad Giorgio Drago), ha messo gli occhi su Premafin. Proprio dalla capogruppo quotata della famiglia Ligresti dvrebbe partire l’operazione Clessidra, intenzionata a effettuare una ricapitalizzazione a cascata. In una nota giunta ieri in serata, il private equity ha fatto sapere che Clessidra ha formalizzato agli advisor di Premafin la sua «manifestazione di interesse non vincolante per la partecipazione alla ricapitalizzazione della stessa Premafin e della controllata Fondiaria-Sai». La manifestazione di interesse è stata inviata per conto del Fondo Clessidra Capital Partners II ed «è soggetta a una serie di verifiche e di condizioni». Che a entrare sia il private equity di Sposito o, in un modo o nell’altro, Unipol, saranno in ogni caso fondamentali i via libera delle numerose Authority coinvolte, dall’Isvap all’Antitrust. Quanto alla compagnia assicurativa bolognese, le modalità di ingresso nel gruppo si sposterebbero, stando a quel che trapela, più a valle e si sostanziarebbero in una fusione diretta Unipol-Fonsai, che tuttavia non si esclude possa coinvolgere anche Premafin (che al momento controlla al 36%, quota interamente in pegno presso le banche, la seconda compagnia italiana del ramo danni). Quest’ultima, secondo quanto riferisce a F&M una fonte vicina al dossier, tuttora sembrerebbe essere l’ipotesi più accreditata, anche perché a caldeggiarla è nientemeno che Mediobanca, esposta verso con Fonsai con un prestito convertendo da oltre 1 miliardo e verso il gruppo bolognese per circa 400 milioni. Soltanto due giorni fa Fonsai, in una nota ufficiale, aveva spiegato, «allo stato attuale», di non avere «ricevuto né contatti né alcuna manifestazione di interesse in merito a una ipotizzata operazione straordinaria di fusione di cui ha parlato la stampa». Proprio ieri, però, stando a indiscrezioni, si sarebbe tenuto un incontro in Mediobanca, dove l’operazione Unipol sarebbe stata presentata alle parti in gioco, compresa Unicredit, azionista di Fonsai al 7%, e ai diversi advisor finanziari coinvolti. Intanto, il prospetto informativo dell’isituto di Piazza Cordusio, relativo all’aumento di capitale da 7,5 miliardi che prenderà il via lunedì, conferma che l’esposizione della banca alla galassia Ligresti ammonta a «circa 500 milioni di euro». Il calcolo include le linee di credito utilizzate da Premafin e Sinergia, oltre agli impegni sul capitale di Fonsai. Per quanto riguarda Sinergia, le linee di credito utilizzate ammontano a 367,5 milioni, considerando anche i 30 milioni concessi a giugno alla controllata Imco. Quanto agli operatori che, nell’ambito del generale riassetto del gruppo Ligresti, sarebbero al momento alla finestra, in attesa di formalizzare un interesse, ci sarebbero anche l’inedita coppia composta dalla Sator di Matteo Arpe e dal fondo 21 Investimenti di Alessandro Benetton, che starebbero monitorando la situazione in attesa di presentare un’offerta riguardante in primis la parte immobiliare, ma anche le società posizionate a valle della catena (Fonsai per l’appunto e la controllata Milano Assicurazioni). Arpe, memore della recente esperienza Bpm (nell’operazione, Mediobanca gli ha preferito Andrea Bonomi, a cui ha di fatto spianato la strada), questa volta ha deciso di muoversi in tandem con un membro della famiglia Benetton. Così, considerato che Gilberto Benetton siede nel cda di Piazzetta Cuccia, difficilmente l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, questa volta potrà sbarrargli la strada tanto facilmente.