Giallo, giallissimo sul dossier Premafin. Il titolo ieri non è nemmeno riuscito a fare prezzo – né in apertura, né nel corso della seduta – e in chiusura ha segnato un rialzo del 42 per cento. Gli operatori di mercato, presi un tantino alla sprovvista da una performance così stellare da parte di una società che al momento non se la passa benissimo (colpa di una situazione debitoria che lascia alla holding pochi margini di manovra nelle necessità di ricapitalizzazione della controllata Fondiaria-Sai), hanno addotto come giustificazione la prospettiva di un riassetto in casa Ligresti. Ipotesi che potrebbe riguardare, in ordine sparso, la controllata assicurativa (si vocifera di una fusione con Unipol) o la stessa holding a monte (dove potrebbe entrare Clessidra, senza dubbio il fondo più presenzialista nei deal caldi della finanza italiana), o entrambe. Casualmente, nello stesso giorno, salta fuori dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti che The Heritage Trust – fondo fiduciario con sede alle Bahamas – detiene il 13,546% di Premafin. Il problema è che la quota è detenuta dal lontano 2005, e che il fondo – il cui trustee è un uomo legato ai Ligresti Ligresti, Giancarlo De Filippo – aveva comunicato soltanto lo scorso dicembre di avere una quota leggermente inferiore, ovvero il 12 per cento. Può darsi semplicemente che alle Bahamas, con un sole che di sicuro invita ad attività più interessanti, tenere la contabilità non sia considerata una faccenda prioritaria. E può darsi che la rettifica sia da attribuirsi allo zelo della Consob, che deve aver puntato i propri riflettori su ciò che sta avvenendo in casa Ligresti. Almeno, ce lo auguriamo, perché i particolari poco chiari o poco trasparenti su questa faccenda, tra soci più o meno occulti e conflitti di interesse si sprecano.