Mentre proseguono i contatti con le varie Authority che la nascita del maxi-polo assicurativo tra Unipol e le società della galassia Ligresti chiama in causa, i piccoli soci cercano nuovamente di far sentire la propria voce. Così, dopo che già in aprile avevano protestato con le Autorità competenti sostenendo che l’aumento di capitale da 350 milioni di euro, poi chiuso con successo, sarebbe servito soprattutto per portare liquidità ai piani superiori, le minority di Milano Assicurazioni prendono di nuovo in mano carta e penna per inviare esposti sia alla Consob sia all’Isvap. La constatazione da cui si parte è sostanzialmente immutata rispetto a quella della scorsa primavera: la robustezza della compagnia così come testimoniata dal margine di solvibilità, ora pari al 175% contro il 120% del livello di guardia. E se ad aprile, banalmente, si diceva che il margine era troppo elevato per potere giustificare una ricapitalizzazione, questa volta l’obiezione è appena differente: proprio a causa di tale robustezza patrimoniale, nell’ambito della maxi-fusione tra la società bolognese e le aziende della famiglia Ligresti, non si può invocare il salvataggio. In realtà, però, le cose non stanno proprio così. Le nozze assicurative dell’anno sono state architettate in modo molto più fine di quanto i piccoli azionisti di Milano Assicurazioni abbiano compreso. Il salvataggio, che di fatto consente a Consob di fornire l’esenzione dal lancio dell’Opa, riguarda, infatti, la sola Fondiaria-Sai. In questo caso, il salvataggio viene invocato a causa del margine di solvibilità ormai compresso al 90% e delle conseguenti richieste di ricapitalizzazione da parte dell’Isvap. Il motivo è che la disciplina del lancio dell’Opa a cascata riguarda la sola compagnia guidata da Emanuele Erbetta, considerata come partecipazione prevalente di Premafin (su cui Unipol si è già detta disponibile a promuovere una offerta). Viceversa, non potendo essere Milano Assicurazioni considerata come partecipazione prevalente di Fonsai, che tuttavia ne ha in portafoglio oltre il 60%, non c’è bisogno di lanciare alcuna Opa a cascata. Né, pertanto, di invocare alcun salvataggio per poterla evitare. E questo, secondo la ricostruzione che F&M è riuscita a fare, dovrebbe dunque essere il motivo per cui difficilmente la Consob potrà andare incontro alle istanze delle minority della compagnia assicurativa. Intanto, secondo quanto si apprende, ieri alla Commissione di vigilanza non era stato ancora sottoposto il quesito sull’Opa. Al contrario, ieri, si dovrebbe essere tenuto un nuovo incontro tra l’ad di Unipol, Carlo Cimbri, e l’Isvap, anche se non sembra che l’Authority guidata da Giancarlo Giannini si sia ancora espressa in maniera definitiva sull’operazione. Intanto, Federico Ghizzoni, ad di Unicrdit, che ha in mano il 7% circa di Fonsai e che insieme con Mediobanca ha spinto per le nozze con Unipol, ieri ha fatto sapere che non è ancora stato deciso né discusso se la banca continuerà a restare azionista anche del nuovo polo assicurativo. «Lasciamoli lavorare», ha affermato Ghizzoni, che poi ha aggiunto: « Ora c’è il periodo di due diligence, vedremo quali sono le conclusioni».