Allo spread poco importa. Ma Borse ed euro reagiscono subito e crollano paurosamente. A innescare l’inversione di marcia, in una giornata partita con il piede giusto, la voce, arrivata a metà pomeriggio di venerdì 13 gennaio, che S&P avrebbe già privato Parigi della sua corona, la tripla A che deteneva ininterrottamente dal 1994. Sotto la scure dell’agenzia di rating anche l’Austria. Nessuna minaccia invece per Germania, Olanda, Lussemburgo e Finlandia, le altre quattro economie europee che ancora appartengono alla ristretta élite della AAA. Un club esclusivo che in tutto il mondo raccoglie 13 membri, Francia compresa, almeno fino a ieri. Non solo tripla A. Anzi, se sulle economie del Nord il taglio è di un solo notch, per Italia, Spagna e Portogallo si potrebbe scendere di due gradini. E intanto, lo spread tra Btp e Bund chiude la seduta di venerdì poco sotto i 490 punti base, recuperando dopo il picco di 503 punti nonostante le indiscrezioni sui rating. In calo, invece, le Borse europee, con il Ftse/Mib che si ferma al -1,2 per cento. Forte ribasso anche per l’euro, che aveva aperto la giornata di cambi in rialzo sulla scia del buon andamento delle aste di titoli italiani e spagnoli della vigilia. Sul finale un euro vale dunque 1,2686 dollari.
Le indiscrezioni si rincorrono. Ma più che sulle finanze pubbliche dei Paesi che si avviano – salvo smentite – a subire il downgrade, il vero rischio adesso è per il Fondo Salvastati, uno dei cardini della strategia dell’Eurozona per uscire dalla crisi del debito sovrano. Infatti, le bocciature di Paesi considerati solidi, e quindi garanti della dotazione finanziaria dell’Efsf, potrebbero portare a breve alla perdita della tripla A anche del fondo, che avrebbe dovuto attrarre investitori esterni, privati e istituzionali. Non a caso lo scorso 6 dicembre, il giorno dopo la prima nota, Standard & Poor’s aveva annunciato il credit watch negativo anche sull’Efsf, anticipando il possibile conseguente declassamento del fondo di uno o due livelli. Non è la prima volta che, mentre si intravede un barlume di fiducia nell’Eurozona tartassata, un’agenzia di rating minaccia il declassamento delle economie coinvolte e fa crollare i mercati che faticosamente tentavano un recupero. È accaduto, per esempio, proprio il 6 dicembre.
E se non fosse un caso? I commentatori iniziano a sospettarlo. E Guan Jianzhong, presidente e ceo dell’agenzia di rating cinese Dagong, ci mette il carico da novanta. «Moody’s e Standard & Poor’s sono inaffidabili – ha detto nelle settimane scorse – fanno uso della loro influenza a beneficio degli Stati Uniti e hanno perso imparzialità».