di Anna Messia È pesante il bilancio del 2011 per l’industria del risparmio gestito: in appena 12 mesi si sono dileguati 40,8 miliardi per via dei riscatti dei risparmiatori. Un dato peggiore si era verificato solo nel 2008, l’annus horribilis del settore, quando, secondo i dati pubblicati da Assogestioni (la cui nuova classificazione tiene conto, oltre ai fondi, anche delle gestioni), erano stati persi più di 52 miliardi. Poi c’era stata la ripresa del 2009, quando si erano verificati afflussi di oltre 20 miliardi, e di nuovo una frenata nel 2010 (-3,3 miliardi). Nel 2011, come detto, un’ulteriore pesante flessione e la situazione è aggravata dal fatto che all’orizzonte non sembrano esserci fattori in grado di bloccare i deflussi. Anzi, la crisi di liquidità, che l’anno scorso ha spinto le banche a collocare i propri prodotti a scapito del risparmio gestito, si è aggravata dopo l’estate e sembra far peggiorare la situazione mese dopo mese. Soltanto a dicembre, secondo il dato comunicato ieri da Assogestioni, i riscatti sono stati infatti pari a 9,5 miliardi, più del mese precedente che aveva visto deflussi per 8,5 miliardi. A luglio e agosto la perdita invece era stata inferiore a 2 miliardi al mese. È poi salita a quasi 6 miliardi sia a settembre sia a ottobre ed è esplosa infine con il -9,5 miliardi di dicembre. Le perdite riguardano in particolare le grandi società di risparmio gestito: a dicembre la maglia nera dei riscatti è toccata al gruppo Intesa Sanpaolo, che ha perso complessivamente 3,2 miliardi, da addebitare in particolare a Eurizon Capital (-2,8 miliardi), mentre Banca Fideuram è risultata in rosso per 413 milioni. Il secondo peggior risultato è stato quello di Pioneer del gruppo Unicredit, terza per patrimonio (107 miliardi), che a dicembre ha registrato deflussi per 1,8 miliardi. E il gruppo Generali (secondo player del mercato con un patrimonio di 134 miliardi) ha perso 916 milioni. Le uniche sgr che hanno tenuto botta sono state, come al solito, le società di gestione dotate di proprie reti di vendita indipendenti dagli sportelli bancari, come (che ha raccolto 773 milioni) o il gruppo Mediolanum (60 milioni), ma le loro dimensioni non sono certo sufficienti a portare in positivo l’intero settore. Analizzando invece le tipologie di fondi appare evidente come i riscatti non abbiano risparmiato alcun prodotto: i più colpiti sono stati i fondi monetari che, secondo i dati diffusi ieri da Assogestioni, nel 2011 hanno registrato deflussi per oltre 12 miliardi, seguiti dai fondi obbligazionari (-8,7 miliardi), dagli azionari (-4,1 miliardi) e dai flessibili (-3,8 miliardi). Per quanto riguarda le tipologie normative sono i fondi di diritto italiano a essere in difficoltà: da gennaio a dicembre scorso hanno perso più di 34 miliardi, mentre quelli di diritto estero sono riusciti a chiudere l’anno in positivo per 1,4 miliardi. Per il settore comunque le notizie non sono tutte negative: nonostante i pesanti deflussi, il patrimonio complessivo è riuscito infatti a reggere il colpo grazie all’andamento positivo dei mercati che hanno parzialmente controbilanciato i riscatti dei clienti. Per esempio, a dicembre gli asset complessivi impiegati nell’industria del risparmio gestito erano pari a 937 miliardi, in crescita rispetto ai 926 miliardi di novembre 2011. E se si allarga l’orizzonte temporale agli anni passati, emerge che le variazioni di patrimonio sono state meno allarmanti dei deflussi. L’unica eccezione è stata il 2008, quando il patrimonio in mano alle sgr aveva toccato il minimo storico di 841 miliardi. Poi nel 2009 era risalito fino a 949 miliardi e a mille miliardi nel 2010, fino a scendere di nuovo ai 937 miliardi di dicembre scorso, con una differenza quindi di 12 miliardi. Meno pesante, insomma, rispetto ai quasi 41 miliardi di deflussi dell’anno. (riproduzione riservata)