La crisi economica, che lo scorso ottobre l’allora presidente della Bce Jean Claude Trichet aveva definito sistemica, «è peggiorata». La situazione «è molto grave». Ma, soprattutto, in questa fase, gli operatori imparino a fare a meno del rating. Il segnale, forte e chiaro, è stato lanciato ieri da Mario Draghi e ha una valenza doppiamente forte. In primis proprio perché pronunciato dal presidente della Bce. In secondo luogo perché arriva all’indomani della sforbiciata di Standard & Poor’s al rating italiano e a quello francese, peraltro snobbata dai mercati (a pag. 11). Il problema delle agenzie di rating, ha detto Draghi, è che «non c’è nessuna concorrenza». Tutte le agenzie «hanno patito un danno di immagine e di reputazione durante questa crisi». Ecco perché, ha sottolineato il numero uno dell’Eurotower, oltre a un aumento della concorrenza fra agenzie, «è necessario anche che i mercati e gli enti regolamentari procedano senza rating», o almeno imparino a valutare i valori dei debiti considerando anche i giudizi delle agenzie come «solo uno dei fattori utili per la valutazione». Quanto alle prospettive a breve, le parole pronunciate dall’ex governatore di Bankitalia a mercati chiusi non sono state certo rassicuranti. «Ci troviamo in una situazione molto grave e non dobbiamo nasconderlo. La situazione finanziaria si è aggravata rispetto a un anno fa». In tale quadro, le intenzioni devono essere seguite da fatti concreti: «Bisogna attuare tempestivamente le decisioni che sono state prese al vertice europeo, in particolare per quanto riguarda il fondo salva-Stati temporaneo, l’Efsf, e quello permanente, l’Esm (servizio in pagina)». Complessivamente, ha comunque ammesso Draghi, «l’azione dei governi per il consolidamento delle finanze pubbliche è incoraggiante, ma deve essere condotta un’azione per promuovere la crescita economica attraverso riforme strutturali. Perché nel breve termine il consolidamento comporta un effetto negativo sulla crescita». È poi necessario rafforzare le difese finanziarie dell’Eurozona per fronteggiare la fragilità del mercato del debito sovrano. Infine un monito sul fronte valutario: «Le tensioni nei mercati del finanziamento in dollari – ha detto il presidente Bce – potrebbero avere un impatto sistemico avverso sulla solvibilità delle banche europee».