di Andrea Di Biase

 

«Con la firma della lettera di intenti tra Unipol e la famiglia Ligresti, è stato compiuto il primo concreto passo per avviare il percorso che porterà al salvataggio di Premafin e alla messa in sicurezza e al rilancio di Fondiaria-Sai.

Si tratta di un passaggio molto importante visto che questa operazione consentirà di mantenere in Italia un pezzo importante del sistema finanziario del Paese. Non solo, dall’unione del gruppo Unipol e del gruppo FonSai nascerà un grande gruppo assicurativo, il secondo sul mercato nazionale, che in futuro avrà prospettive di crescita importanti anche fuori dall’Italia». L’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, è all’estero e ha seguito in teleconferenza le fasi finali della trattativa con i Ligresti, che ha gettato le basi per l’integrazione tra la compagnia bolognese eFonSai. Milano Finanza lo ha raggiunto dall’altra parte dell’Oceano per farsi raccontare dettagli e finalità dell’operazione.

Domanda. Dottor Cimbri, come avverrà concretamente l’integrazione tra Unipol eFonSai?

Risposta. L’operazione si articola in più passaggi che fanno parte di un unico disegno. In primo luogo il gruppo Unipol acquisirà il controllo di Premafin attraverso l’acquisizione del 51% dalla famiglia Ligresti e del successivo lancio di un’offerta pubblica d’acquisto totalitaria. L’offerta è rivolta, alle medesime condizioni, a tutti gli azionisti di Premafin. Dunque chi vorrà potrà aderire, non solo il socio di maggioranza. Successivamente, una volta che Unipol avrà preso il controllo di Premafin, ne promuoverà una ricapitalizzazione per dotarla dei mezzi necessari a sottoscrivere l’aumento di capitale da 750 milioni di Fondiaria-Sai per la propria quota del 35%. Contestualmente anche Unipol provvederà a rafforzare il proprio patrimonio con un’operazione analoga. Il passaggio finale sarà la fusione tra Premafin, Fondiaria-Sai,Milano Assicurazioni e Unipol Assicurazioni, compagnia oggi controllata al 100% daUnipol Gruppo Finanziario. Una volta effettuata la fusione, Unipol Gruppo Finanziario avrà il controllo di una nuova compagnia assicurativa quotata, delle attività di bancassicurazione (Arca Vita e Arca Assicurazioni, ndr) e continuerà a controllare anche Unipol Banca.

D. Unipol Banca quindi non sarà venduta?

R. Contrariamente a quanto scritto da qualche giornale non molto informato, UnipolBanca non è mai stata oggetto di negoziazione e rimarrà un asset del nuovo gruppo.

D. La compagnia che nascerà dall’unione tra Unipol e FonSai avrà una quota di mercato nel ramo Danni, e in particolare in quello della Rc auto, ampiamente superiore al 30%. Non pensa che l’Antitrust possa aver qualcosa da ridire?

R. Prima di rispondere nel dettaglio mi preme sottolineare una cosa. Questa operazione è stata portata avanti sulla base di un presupposto imprescindibile, ovvero che ci fosse il consenso e il gradimento di tutti i soggetti coinvolti: la famiglia Ligresti, i creditori del gruppo, a partire da Unicredit e Mediobanca, e ovviamente le autorità di vigilanza Isvap, Consob, Antitrust e Banca d’Italia. Ci siamo confrontati in modo assai costruttivo con le authority tenendole costamente informate delle trattative.

D. Quindi l’Antitrust non farà problemi?

R. Con l’Antitrust abbiamo avuto uno scambio di opinioni preliminare. Adesso ci siederemo nuovamente attorno al tavolo ma è evidente che per le dimensioni che la nuova compagnia avrà nel settore Danni siamo pronti a procedere a un qualche dimagramento. Si vedrà poi in quali forme e con quali tempi. Di sicuro questo non cambierà le dimensioni dell’operazione.

D. Il nome di Unipol come uno dei soggetti potenzialmente interessati a FonSai girava da alcune settimane. È difficile però immaginare che un’operazione così complessa sia stata studiata in così poco tempo.

R. È da circa un anno che io e i miei collaboratori stiamo seguendo l’evoluzione diFondiaria-Sai, trattandosi di uno dei nostri principali concorrenti. E allo stesso tempo al nostro interno abbiamo sviluppato delle ipotesi di integrazione. Ipotesi che avrebbero potuto rimanere anche solo sulla carta o che, come poi è accaduto, ci sono state utili nel caso si fosse aperto uno spiraglio per entrare in partita. Quando a fine dicembre questo spiraglio si è aperto concretamente, Unipol era pronta a trattare.

D. Si spieghi meglio.

R. Quando dopo il cda di FonSai del 23 dicembre, che ha deciso di procedere con la ricapitalizzazione da 750 milioni, è apparso chiaro che l’attuale azionista di riferimento non era in grado di seguire l’aumento, Unicredit e Mediobanca, cioè i principali creditori del gruppo, hanno deciso di cercare sul mercato qualche soggetto disponibile a entrare nella compagnia. A quel punto noi ci siamo fatti avanti.

D. Quindi è vero che Mediobanca è stata il grande regista dell’operazione?

R. Il ruolo di Mediobanca, quale ”sollecitatore” è stato indubbiamente fondamentale. Però noi avevamo già una nostra idea su FonSai. Ovviamente poi ci siamo confrontati con Piazzetta Cuccia e Unicredit, il cui ruolo è stato altrettanto importante, per trovare la soluzione migliore per tutti.

D. Però Mediobanca, anche in virtù del ruolo di primo azionista delle Generali e di creditore sia di FonSai sia di Unipol, si è mossa in evidente conflitto di interessi…

R. Mediobanca è prima di tutto una banca, poi una banca d’affari e infine una holding di partecipazioni. In questa partita credo che Piazzetta Cuccia abbia svolto al meglio il proprio ruolo di banca, cercando e trovando la soluzione migliore per mettere in sicurezza Fondiaria-Sai e tutelare così il proprio credito. Inoltre Mediobanca è stata incaricata dal cda di FonSai di organizzare l’aumento di capitale. Un’operazione che sarebbe stata molto difficile da mandare in porto sapendo che il principale azionista non aveva le risorse per sottoscriverlo.

D. L’azionista appunto. I Ligresti sono definitivamente fuori?

R. La famiglia Ligresti ha preso atto di non poter seguire l’aumento di capitale diFondiaria-Sai. C’è stata una trattativa intensa, che ha anche evidenziato una forte dialettica interna alla famiglia stessa, la quale ovviamente ha sentito le proposte di soggetti alternativi al gruppo Unipol. Alla fine però ci siamo trovati tutti d’accordo.

D. I Ligresti rimarranno azionisti? Continueranno a ricoprire cariche operative nel gruppo?

R. No, non saranno più azionisti e non avranno nemmeno ruoli di natura operativa. Sicuramente però collaboreranno con noi al processo di integrazione tra i due gruppi.

D. La loro uscita quindi non è stata traumatica?

R. Assolutamente no. Abbiamo chiuso tutto in perfetta sintonia e in pieno accordo.

D. La vostra operazione non riguarda Sinergia. Quale sarà il destino della holding immobiliare dei Ligresti?

R. È una partita sulla quale noi non entriamo. Tuttavia un presupposto che le banche creditrici avevano indicato come condizione per la ristrutturazione del debito era la messa in sicurezza di Premafin e FonSai.

D. Nel 2005 ai tempi dell’operazione Bnl il sistema si chiuse a riccio di fronte al tentativo di Unipol e delle cooperative di acquisirne il controllo. Che cosa è cambiato rispetto ad allora?

R. Mi lasci dire che questa non è un’operazione targata politicamente. Nessuna forza politica ha avuto un qualsiasi ruolo. Non per disistima nei confronti della politica ma perché questa è un’operazione esclusivamente di mercato, non ostile e in pieno accordo con la famiglia e i creditori del gruppo. Mi lasci dire infine che, pur con tempi serrati e con un accelerato percorso di condivisione, abbiamo potuto contare sull’indispensabile sostegno dei nostri consiglieri, rappresentanti dei soci cooperativi.

D. Non può nascondere però il fatto che rilevando il controllo di Fondiaria-Sai vi troverete importanti azionisti della Rizzoli-Corriere della Sera e della stessaMediobanca, oltre che di Pirelli, Gemina, Unicredit e Generali. Questa volta davvero le coop sono entrate nel salotto buono.

R. Si tratta di investimenti importanti che FonSai ci porta in eredità, ma anche sulla gestione di tali partecipazioni ci comporteremo come fatto finora, confrontandoci apertamente con tutti. Se ci sarà gradimento nei nostri confronti resteremo, nel caso contrario usciremo. Ovviamente senza mettere a repentaglio né svilire il patrimonio della compagnia.

D. È stato detto che l’integrazione tra Unipol e FonSai ha evitato il rischio che un altro pezzo importante dell’economia italiana finisse sotto il controllo di un soggetto estero. C’era davvero questo pericolo?

R. In passato diversi gruppi assicurativi stranieri hanno guardato FonSai. L’anno scorso Groupama ci era arrivata vicino, ma anche la stessa Axa non ha mai nascosto la propria ambizione di crescere nel mercato assicurativo italiano. Unipol, ovviamente, si muove mettendo al primo posto l’interesse dei propri azionisti, però non nascondo che il fatto di poter mantenere in Italia un pezzo importante del sistema finanziario, proprio in questo momento così difficile, mi rende particolarmente orgoglioso e dimostra che il Paese ha le forze per ripartire. (riproduzione riservata)