di Andrea Di Biase

 

Avevano avuto l’assicurazione che la trattativa per l’integrazione con Fondiaria-Saisarebbe andata in porto in tempi strettissimi. E invece i vertici di Unipol, di fronte al rimescolamento di carte avvenuto nella giornata di ieri, che ha visto anche il ritorno in campo della Palladio Finanzaria (che si aggiunge così a Clessidra, Apax e Sator) e che ha spinto la Consob ad accendere un nuovo faro sulla partita, hanno deciso di puntare i piedi, arrivando anche al punto di lasciare il tavolo del negoziato se questo non verrà concluso nel giro di pochi giorni.

Del resto la compagnia bolognese e il suo ad, Carlo Cimbri, erano settimane che lavoravano nel massimo riserbo al dossierFonSai, mantenendo un filo diretto con Alberto Nagel eMediobanca, principale creditore per 1,1 miliardi della compagnia tuttora controllata dalla famiglia Ligresti. L’operazione sembrava addirittura già definita nella giornata del 30 dicembre, ma la fuga di notizie di quel giorno ha rimesso in movimento i diversi attori di questa intricatissima partita.

Banchieri d’affari, a partire da Gerardo Braggiotti di Banca Leonardo e soggetti interessati a investire in FonSai o inPremafin (come Clessidra, Apax, Palladio e Sator) si sono rimessi in moto per cercare di riaprire una partita che il 30 dicembre sembrava ormai chiusa, anche perché sullo schema messo a punto da Unipol per un integrazione industriale conFonSai, c’era già un informale via libera della banche creditrici delle holding dei Ligresti, a partire da Unicredit, e delle cooperative azioniste di Via Stalingrado. Tuttavia la presenza di molti soggetti potenzialmente interessati a FonSai avrebbe consentito alla famiglia Ligresti, che ormai sembrava orientata a passare la mano, di puntare nuovamente i piedi, mettendo così i bastoni tra le ruote alla proposta di Unipol. Proprio di fronte allo stallo che si sarebbe venuto a creare, Cimbri avrebbe deciso di allontanarsi dal tavolo delle trattative per qualche giorno, lasciando comunque ai suoi più stretti collaboratori il compito di dialogare con Mediobanca, in modo di arrivare comunque alla firma entro pochi giorni.

Ma a complicare il quadro c’è la presenza in contemporanea sul terreno di gioco di diversi advisor ai vari piani della catena di controllo di FonSai e il fatto che l’operazione può essere realizzata sia passando dalla compagnia assicurativa (come sembra intenzionata a fare Unipol) sia da Premafin (come punterebbero a fare Clessidra, Palladio e gli altri investitori finanziari). Non per nulla ieri, su richiesta della Consob, la holding presieduta da Giulia Ligresti ha fatto sapere che «negli ultimi giorni alcuni soggetti hanno avviato contatti informali con i suoi advisor manifestando un interesse a valutare un intervento che prevede, fra l’altro, un rafforzamento patrimoniale della società». Premafin ha tuttavia precisato che «allo stato, peraltro, non è possibile prevedere l’esito di questi contatti».

Rispetto a qualche giorno fa l’incertezza sull’esito della partita sembra dunque maggiore. Nonostante questo i titoli delle società coinvolte continuano a recuperare terreno grazie all’appeal speculativo legato alle varie opzioni in campo. Ieri Premafin ha guadagnato il 28% e FonSai il 7,7%. E se la compagnia assicurativa ha guadagnato il 33% nelle ultime quattro sedute, il valore della holding è addirittura triplicato. (riproduzione riservata)