di Anna Messia

Già oggi i crimini informatici costano all’economia globale 445 miliardi di dollari l’anno e le dieci principali economie mondiali sostengono più della metà di questa spesa, con un conto per l’Italia di poco meno di un miliardo ogni anno. Ma i pericoli stanno aumentando velocemente, come emerge dall’ultima analisi sul cyber risk pubblicata da Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs), che prevede che entro il 2025 il mercato assicurativo informatico, pari oggi a 2 miliardi di dollari di premi, arriverà a 20 miliardi. «Appena 15 anni fa gli attacchi informatici erano piuttosto rudimentali, ma l’aumento dell’interconnessione, la globalizzazione e la commercializzazione dei cyber crimini hanno provocato l’esplosione di frequenza e gravità di questi attacchi», dice Chris Fisher Hirs, ceo di Agcs. «La cyber assicurazione non sostituisce una solida sicurezza It, ma crea una seconda linea difensiva per mitigare gli incidenti informatici». La tendenza che emerge dall’analisi di Allianz è che in passato l’attenzione era concentrata sulla minaccia di violazione di dati aziendali e della privacy, mentre la nuova generazione di rischi è più complessa. In particolare, sta aumentando il peso dei danni derivanti da furto di proprietà intellettuale, dall’estorsione e dall’interruzione di attività (business interruption) a seguito di un cyber attacco oppure per guasti operativi e tecnici. «La consapevolezza dei rischi di interruzione dell’attività relativi alla cyber tecnologia sta aumentando ed entro i prossimi 5-10 anni la business interruption sarà vista come un pericolo principale nel panorama della cyber assicurazione», sostiene Georgi Pachov, esperto di cyber risk di Agcm. A muoversi per primi per prendere contromisure a difesa degli attacchi sono gli operatori Usa, perché le leggi sulla protezione dei dati presenti nel Paese spingono all’attenzione in questo senso, conclude Nigel Pearson, responsabile delle assicurazioni rischio cyber di Agcm, «Esiste una tendenza generale verso regole più rigide di protezione dei dati, sostenuti dalle minacce di sanzioni in caso di violazione». Hong Kong, Singapore e Australia stanno rafforzando le leggi, mentre nell’Unione Europea i singoli Paesi si muovono in ordine sparso, ma tutti nella direzione di una maggiore protezione dei dati. (riproduzione riservata)