di Anna Messia

Un giorno boccia con una mossa a sorpresa la riforma Rc Auto, dopo lunghi mesi di lavori preparatori, e la fa ritirare. Il giorno dopo, ovvero ieri, smentisce se stesso e ripresenta la stessa riforma al Consiglio dei ministri sotto forma di disegno di legge, regolarmente approvato. Appare un po’ kafkiana la posizione del governo Letta di fronte ai provvedimenti che avrebbero dovuto tagliare finalmente i costi delle polizze Rc Auto in Italia, che godono del poco piacevole primato delle più care d’Europa.

Un vorrei ma non posso, che ha ceduto di fronte alle pressioni di chi non voleva neppure sentir parlare di quella riforma. A partire dai carrozzieri, che mercoledì 12 hanno brindato all’approvazione dell’emendamento dei relatori al Destinazione Italia che cancellava definitivamente l’articolo 8 che conteneva le nuove regole dell’Rc Auto. La loro opposizione riguardava in particolare la possibilità concessa alla compagnie di assicurazioni di offrire ai clienti la riparazione delle auto danneggiate in carrozzerie convenzionate in cambio di uno sconto sulle polizze.

 

Non solo, a spingere per una cancellazione delle norme sono state anche le associazioni vittime della strada o organizzazioni come l’Aneis, che rappresenta gli esperti in infortunistica stradale. Alla fine l’hanno avuta vinta, approfittando di una spaccatura che si è aperta all’interno del Pd. Mentre deputati come Leonardo Impegno, assieme ad altri nove esponenti del Pd, promuovevano la cancellazione della riforma, il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Erasmo D’Angelis (vicino a Matteo Renzi) sosteneva che l’eliminazione dell’articolo 8 «rischia di riportare alla casella di partenza anche la lotta serrata alle frodi assicurative» contenuta nelle nuove norme. Una spaccatura che è stata evidente anche nei pareri opposti presentati in commissione Finanza e Attività Produttive della Camera dai due sottosegretari del ministero dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti (Pd), che aveva lavorato all’intero provvedimento e ha espresso voto favorevole alla cancellazione, e Simona Vicari (Ncd), che all’interno del dicastero aveva ricevuto proprio la delega sulla riforma dell’Rc Auto e aveva iniziato a lavorare alla stesura del testo a giugno scorso chiamando a raccolta tutti gli operatori del settore, che si è invece opposta all’eliminazione dell’articolo 8. «Una cancellazione che ha danneggiato prima di tutto i consumatori che attendono da anni di veder calare i prezzi delle polizze auto», commenta Vicari amareggiata. «Si trattava di norme sicuramente perfettibili ma c’erano importanti novità nella lotta ai sinistri falsi o gonfiati». Non solo. «Nella nuova stesura dell’articolo 8 avevamo anche limato alcuni aspetti che riguardano per esempio i problemi sollevati dai carrozzieri e avevano introdotto la tabella per le macroinvalidità che il Paese aspetta da sette anni. Ma alla fine hanno vinto le lobby», aggiunge.

 

E questa volta non si tratta delle solite assicurazioni, che, nonostante avessero chiesto più di qualche limatura alla riforma, erano complessivamente favorevoli agli interventi. «Ancora una volta la politica ha deciso di non decidere», hanno dichiarato dall’Ania, l’associazione delle assicurazioni, alla notizia della bocciatura dell’articolo 8. Una posizione condivisa anche da più di qualche associazione dei consumatori, come Codacons o Federconsumatori. Che cosa succederà a questo punto alle norme? I tempi si allungheranno, visto che il governo nel riproporre la riforma ha scelto la strada del disegno di legge. Ieri da Palazzo Chigi hanno sottolineato che con l’approvazione del ddl il prezzo finale per il consumatore si abbasserebbe del 23%. Ma si tratta esattamente della riproposizione dell’articolo 8 del Destinazione Italia, nella sua prima stesura, che il governo ha già bloccato. Difficile immaginare che la situazione si sia ricomposta in appena 24 ore. (riproduzione riservata)