L’Association française de l’assurance (FFSA-Gema, Afa), ha pubblicato un report con la stima dei costi degli aléas naturali (tempeste, inondazioni,siccità …) per i prossimi 15 anni.
I risultati parlano da soli. Tra il 2014 e il 2039, gli indennizzi versati dagli assicuratori dovrebbero salire a 92 mld € contro i 48 mld € del periodo 1988-2013. 

In questo scenario, il cambiamento climatico costituirebbe il secondo fattore inflazionistico, con 13 mld, subito dopo la ricchezza globale del paese, misurata a 19 mld (densità e valore medio delle case, delle imprese e collettività territoriali).

L’evoluzione sfavorevole del territorio, caratterizzata dalla concentrazione della ricchezza e dunque dei rischi su medesime zone, costituisce la terza causa di aumento dei costi per circa 8 mld €, dei quali il 60% esposto a inondazioni.

Secondo il report ci sarebbe un aumeto del 104% degli indennizzi versati dagli assicuratori per inondazioni, ossia un ammontare pari a 34 ml, contro i 16 del periodo 1988-2013, a causa della ripartizione disomogenea della crescita sul territorio, suscettibile di accentuare la vulnerabilità globale del paese.

A questa stima si aggiungono 4 mld € per il rischio di sommersione marina, la cui emergenza è strettamente correlata al riscaldamento climatico. Gli effetti economici indiretti dell’elevazione del livello del mare non sono però tenuti in considerazione nello studio.

Sui costi delle tempeste, il report non conferma una correlazione tra l’indicatore ritenuto (la velocità massima dei venti registrata in 10 minuti) e la frequenza delle tempeste negli ultimi 25 anni. Per questo gli autori dello studio hanno deciso di neutralizzare il fattore cambiamento climatico nei calcoli. In queste condizioni, il costo legato alle tempeste potrebbe raggiungere i 33 mld entro il 2040.

La siccità costituisce il pericolo peggiore legato al cambiamento climatico. Il costo globale dovrebbe triplicare entro 25 anni, passando da 8 a 21 mld di cui il 60% legato al riscaldamento. Il periodo di ritorno di una siccità dell’ordine di quella del 2003 passerebbe da 20 in media a 11 anni.