Ben 18 miliardi di dollari, è quello che Volkswagen rischia di pagare per il cosiddetto “dieselgate”, la maxi-frode sulle emissioni ambientali di veicoli diesel venduti negli Stati Uniti.

Lo stesso costruttore tedesco ha detto di aver già stanziato 7.3 miliardi di dollari (6.5 miliardi di euro) per coprire i costi dello scandalo che ormai si sta diffondendo in tutto il mondo.

Come tutti sappiamo, Volkswagen si è scusata per aver venduto centinaia di migliaia di veicoli diesel negli Stati Uniti dotati di un software appositamente progettato per evadere in laboratorio i test anti-inquinamento stabiliti dal governo. 

La questione, tuttavia, non si limita a questo. In seguito alla precisazione da parte delle autorità di regolamentazione in merito a future indagini anche sulle importazioni di Volkswagen, la nota casa automobilistica ha confessato che le irregolarità presenti nei sistemi anti-inquinamento dei propulsori diesel coinvolgono ben 11 milioni di veicoli in tutto il mondo.

È presto per stabilire una stima precisa del costo finale di tutta la vicenda, a partire dalle multe per l’inquinamento, dalle sanzioni penali, per finire con gli accordi tra i privati, ma possiamo iniziare ad elencare qualche probabile fattore che influisce sull’entità del danno patrimoniale che sta subendo Volkswagen.

La pesante sanzione dell’Environmental Protection Agency: l’EPA ha assegnato alla casa automobilistica la sanzione massima per auto per aver violato il Clean Air Act.  

Più precisamente, 37.000 dollari di penalità per ogni veicolo non conforme. Moltiplicando questa cifra per 482.000, che è il numero complessivo delle auto quattro cilindri Volkswagen e Audi vendute negli Stati Uniti dal 2008, si ottiene come risultato quasi 18 miliardi di dollari.

Queste sono le modalità secondo le quali un giudice americano (e molto arrabbiato) potrebbe calcolare i danni se ci fosse un processo. Ma non sarà così.

L’amministratore delegato di Volkswagen, Martin Winterkorn, domenica ha dichiarato che la compagnia è “profondamente spiacente” per lo scandalo sulle emissioni auto diesel truccate e farà “tutto il necessario per sistemare il danno che ha causato.”

Per aver mandato prontamente i propri legali al tavolo di negoziazione, Volkswagen probabilmente otterrà uno sconto significativo sul massimo della sanzione anti-inquinamento fissata dall’EPA. Gran parte del risparmio ottenuto, tuttavia, verrà versato per pagare l’inchiesta penale.

I pubblici ministeri della Environment and Natural Resources Division al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti si metteranno alla ricerca di prove che indichino che gli ingegneri e i dirigenti di Volkswagen fossero consapevoli della frode.

Dal momento in cui la stessa casa automobilistica ha ammesso di aver modificato il sistema montato nei veicoli diesel per superare i test anti-inquinamento nonostante le emissioni di sostanze inquinanti superassero di ben 40 volte il limite consentito, non sarà difficile per i procuratori trovare le prove che cercano.

Tre sarebbero le conseguenze principali: un appello sulla sentenza penale da parte di Volkswagen, una sanzione penale stabilita dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, e capi d’accusa contro i singoli individui.

La questione Volkswagen sarà il primo caso in cui verrà messo in atto il nuovo impegno annunciato dal governo Obama di ritenere responsabili i singoli impiegati e dirigenti aziendali per infrazioni attribuite al loro datore di lavoro. Tempi duri, quindi, per i membri del team di Volkswagen che si occupa delle emissioni diesel.

All’inizio del mese il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato ufficialmente che le compagnie che forniranno il nome dei singoli individui che ritengono essere responsabili di cattiva condotta, otterranno uno sconto per aver cooperato con le indagini.

Aspettiamo, quindi, che Volkswagen riconosca la colpa collettiva e punti il dito contro i singoli individui accusati di aver tradito gli “alti valori” della compagnia.

Solamente qualche giorno fa General Motors ha deciso di pagare una multa da 900 milioni di dollari per chiudere l’indagine penale sui blocchetti di accensione difettosi imputati in almeno 124 vittime di incidenti stradali e nel richiamo di 2.59 milioni di veicoli. Finora nessun individuo è imputato nel caso di General Motors, ma i pubblici ministeri hanno dichiarato che l’indagine continuerà.

Toyota, coinvolta in un caso a causa dei proprio veicoli che acceleravano automaticamente, ha raggiunto un accordo giudiziale con il Dipartimento di Giustizia e dovrà versare 1.2 miliardi di dollari, la maggiore sanzione penale mai assegnata ad una casa automobilistica.

(General Motors e Toyota non hanno affrontato il tipo di responsabilità civile che sta subendo Volkswagen per l’inquinamento ma tutto sommato i motori diesel altamente inquinanti non hanno ucciso nessuno- almeno non direttamente.)

Diciamo che Volkswagen ha intenzione di pagare circa 1 miliardo di sanzioni penali e di fare i nomi di alcuni dei suoi (presto ex) impiegati associati con la manipolazione delle emissioni…

Per riuscire a pagare la potenziale sanzione prevista per la violazione del Clean Air Act, la compagnia dovrebbe almeno raddoppiare la somma stanziata di 7.3 miliardi di dollari, dei quali 3-4 miliardi saranno risarciti al governo americano.

Il punto fondamentale di questo accordo sarà il tempo. Volkswagen cercherà di dilazionare il pagamento negli anni e il governo probabilmente sarà d’accordo.

A luglio, BP ha deciso di saldare il risarcimento di 18.7 miliardi di dollari per il danno ambientale relativo alla fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico del 2010.

L’accordo di BP prevedeva il pagamento del risarcimento in 18 anni, una disposizione di gran lunga più flessibile per il colosso del settore energetico inglese.

Far fronte all’Environmental Protection Agency e al Dipartimento di Giustizia non sarà la fine della questione del risarcimento per Volkswagen. Anche i procuratori generali vorranno ottenere la loro parte.

E alcuni dei più potenti avvocati privati di parte civile del paese stanno già intentando o affrontando cause per ottenere un risarcimento e danni punitivi a nome di centinaia di migliaia di proprietari di veicoli, i quali ora valgono migliaia di dollari in meno di quanto valevano prima dello scandalo.

Anche gli azionisti, che hanno visto il valore delle proprie azioni crollare più di un terzo, chiederanno un risarcimento. Poiché Volkswagen ha già riconosciuto i propri errori, queste cause tra privati porteranno all’ottenimento di quello che i legali patrocinatori chiamano gentilmente “valore di liquidazione”. Quando le cause verranno raggruppate in azioni collettive –almeno una per i danni economici causati dall’illecito civile e una per la violazione della sicurezza- quel valore ammonterà a miliardi di dollari (con la probabilità di alcuni ritardi nei termini di pagamento).

Una stima precoce della responsabilità totale di Volkswagen: Per iniziare, mi orienterei sui 6 miliardi di dollari. Questa cifra non comprende le sanzioni che la compagnia deve affrontare in Germania e in tanti altri stati, che non hanno sistemi di responsabilità civile così estesi come quelli degli Stati Uniti ma che sono tutti accomunati dall’intenzione di insegnare una lezione a Volkswagen.

Alla luce di questo, i 7.3 miliardi di dollari messi da parte dalla compagnia inizia a sembrare eccessivamente ottimista.

E poi si deve considerare il calo della credibilità di Volkswagen agli occhi dei consumatori, un tipo di danno che potrebbe rivelarsi incalcolabile.