La crisi ha toccato il momento più nero per le famiglie, ormai esauste da 5 anni di sacrifici e difficoltà, arrivati dopo un lungo periodo di stagnazione. È questa la fotografia scattata dall’indagine Acri-Ipsos “gli italiani e il risparmio” realizzata in occasione della 89* Giornata mondiale del risparmio. Sono in lieve aumento le famiglie italiane che nel 2013 si sentono in crisi di risparmio: il 43% contro il 42% del 2012 e il 37% del 2011.

Combinando l’andamento del risparmio delle famiglie nel 2013 e le previsioni per il 2014, si delineano 6 gruppi di tendenza. Primo, le famiglie “in crisi moderata di risparmio” (18%) che hanno consumato tutto il reddito e nei prossimi dodici mesi temono di risparmiare meno, in crescita di 2 punti percentuali sul 2012 e di 4 punti sul 2011. Secondo, le famiglie “in crisi grave di risparmio” (25%), che hanno fatto ricorso ai risparmi accumulati e a debiti e pensano che sarà così o peggio nel 2014, in calo di 1 punto rispetto al 2012, in salita di 2 punti rispetto al 2011. Terzo, le famiglie che “galleggiano” (19%), in calo di 3 punti percentuali rispetto al 2012, in linea con il 2011. Quarto, le famiglie “con il risparmio in discesa” (13%), in crescita di 3 punti sul 2012, in calo di 1 punto sul 2011. Quinto, le famiglie “con trend di risparmio positivo” (14%), in calo di 2 punti sul 2012 e 4 sul 2011. Sesto, le famiglie “con risparmio in risalita” (5%), in crescita di un punto su 2012 e 2011.

Gli anni di crisi hanno ridotto le riserve di denaro. Oggi una famiglia su 5 non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro con risorse proprie. Se la spesa imprevista fosse maggiore, nell’ordine dei 10.000 euro, meno di 1 famiglia su 3 potrebbe farvi fronte con le sole proprie forze (il 31%). Nel corso negli ultimi 3-4 anni è lievemente scesa la percentuale di italiani che ha visto diminuire le proprie riserve di denaro, passando dal 64% del 2012 al 63%, circa 2 italiani su 3. Il 7% dichiara di avere incrementato lo stock di risparmio cumulato nello stesso periodo (erano il 9% nel 2012).

La crisi cambia i consumi: l’italiano è oggi più selettivo, si informa maggiormente, evita gli acquisti avventati, ma alle medicine non rinuncia. Quasi tutti i settori sono colpiti in modo ampio. I tagli dei consumi maggiori appartengono al fuori-casa: il 65% degli italiani va meno in ristoranti, bar e pizzerie negli ultimi 2-3 anni, solo il 4% dichiara di aver incrementato la frequenza e il 31% di averla mantenuta costante. Anche viaggi e vacanze sono stati ridotti negli ultimi anni dal 60% degli italiani, contro il 5% che li ha incrementati, con il 35% che ha tenuto costante l’abitudine. Cinema, teatro e concerti registrano una contrazione per il 57% degli italiani, solo il 4% ne ha incrementato la fruizione (il 39% è stabile). Vestiario, abbigliamento e accessori registrano una riduzione presso il 54% degli italiani, un incremento presso il 7%, mentre il 39% dichiara di non aver modificato il proprio consumo. I prodotti alimentari e per la casa registrano un saldo fra aumento e calo dei consumi pari a -18% nel 2013, prossimo al -17% del 2012. Le spese per auto, moto e spostamenti hanno un saldo di -16%, come nel 2012. Telefono e telefonia ha un saldo negativo di soli 13 punti percentuali, in crescita rispetto al -9% del 2012. Non si risparmia sui medicinali: coloro che hanno incrementato il consumo (28%) sono assai più di coloro che l’anno ridotto (10%); il saldo è, dunque, positivo ed è persino superiore a quello del 2012 (+18 punti percentuali nel 2013, +17 nel 2012).