Il peso della crisi internazionale si è ripercosso pesantemente sul settore assicurativo.

Alessandro Testa, Manager di Hays Italia, i risultati emersi dalla Hays Salary Guide 2012, un’indagine svolta a livello nazionale su di un campione di 1200 professionisti e 260 aziende, ha detto che  “Il settore Insurance è stato caratterizzato da un atteggiamento di grande prudenza nei nuovi inserimenti, e non è un caso che, rispetto all’anno precedente, si sia registrato un aumento di richieste (+10%) per i profili specializzati in Risk Management, figure fondamentali per sviluppare strategie indispensabili per governare e fronteggiare il clima di incertezza economica”.

La selezione aziendale in ambito assicurativo si è indirizzata verso profili come Direttore Tecnico, Underwriter e professionisti legati all’ambito Compliance. Tra le skills maggiormente richieste ai candidati, oltre ad una spiccata professionalità e un’approfondita conoscenza del settore, spicca una buona conoscenza di almeno una seconda lingua, oltre al canonico “inglese”: i professionisti dell’Insurance devono confrontarsi quotidianamente con realtà di stampo internazionale. E proprio i profili con skill linguistiche  sono tra i più difficili da reperire, soprattutto se specializzati in nicchie di mercato come per esempio l’Engineering.

La conoscenza di una lingua straniera (in primis l’inglese e a seguire francese, tedesco e spagnolo) e la disponibilità alla mobilità territoriale, si confermano come requisiti fondamentali, in particolare per realtà internazionali che hanno un ruolo sempre più significativo nel mercato globalizzato. Non va sottovalutato, tuttavia, il peso crescente dei paesi BRIC, che fa lievitare richieste per i professionisti in grado di operare quotidianamente in cinese, russo e portoghese. I professionisti del settore cercano una condizione lavorativa idonea alle specifiche esigenze ed aspettative, ma sono pronti ad affrontare nuove sfide in Italia o all’estero pur di partecipare a progetti interessanti. Quasi 8 professionisti su 10 intervistati (78,9%) si dichiarano disponibili a lasciare l’Italia: tra le mete più gettonate, Europa per il 65% e Nord America per il 17,4%, a seguire Sud America, Asia e infine Oceania.

A parte qualche minima variazione, il panorama retributivo italiano, si attesta sulle medie salariali passate. Nelle grandi aziende è frequente trovare una parte di compenso variabile – a raggiungimento di determinati obiettivi di business – che va ad aggiungersi a quella già prevista dal CCNL. La percentuale salariale variabile – che coinvolge prevalentemente profili commerciali e posizioni manageriali – è benvista sia dalle aziende sia dai professionisti: le prime riescono in questo modo a perseguire una politica di cost saving, mentre i professionisti la percepiscono come uno strumento per vedere premiati i propri sforzi. Milano è da sempre considerata la piazza principale degli affari in Italia e, con un costo della vita più alto, propone retribuzioni più elevate. Seguono Roma, che si attesta come una buona piazza assicurativa, ma con retribuzioni più modeste, e Bologna e Torino.

Punto fondamentale che emerge dall’indagine Hays, è il rapporto dei lavoratori del comparto con i benefit non finanziari. Presenti in grande misura in Italia (vengono offerti da 9 aziende su 10), i benefit sono considerati come il principale strumento per trattenere i migliori professionisti disponibili sul mercato all’interno della propria azienda. Al primo posto tra i benefit maggiormente offerti/richiesti si piazza l’auto aziendale per l’82,8%, seguita dall’assicurazione sanitaria 72,4% e dal telefono cellulare (32,3%).

Per il 2012 l’andamento del settore sarà strettamente correlato alle dinamiche dei mercati finanziari – conclude Alessandro Testa: i primi segnali di una ripresa in termini di assunzioni potrebbero essere visibili già nei primi mesi del secondo semestre. Ad oggi il mercato, pur non essendo stagnante, viene percepito dagli addetti ai lavori come in stand by: le aziende non possono correre il rischio di sbagliare le proprie mosse e preferiscono attendere l’evoluzione delle dinamiche economiche internazionali, per avere un quadro più chiaro della situazione.