di Anna Messia
Il riassetto del risparmio gestito in Italia è solo all’inizio, e non sarà soltanto conseguenza di fusioni e aggregazioni societarie, come è stato il caso di Amundi con Pioneer o di Poste Italiane con Anima . Il settore sembra alla vigilia di un riposizionamento di quote di mercato, che sarà anche il frutto della riorganizzazione delle banche che controllano la maggioranza delle sgr italiane. Banche alla prese con tagli di costi e chiusure di filiali che avranno conseguenze anche sulle masse in gestione. Ne è convinto Paolo Gualtieri, professore di economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano, fondatore dell’advisory firm Gualtieri & Associati, che negli ultimi tempi ha seguito da vicino diverse operazioni nel settore del risparmio gestito. «Il settore è destinato a crescere» dice «nonostante il prossimo biennio sarà forse meno brillante degli ultimi tre anni»

Domanda. Professor Gualtieri, ci saranno nuove aggregazioni all’orizzonte?
Risposta. Probabilmente sì, ma credo che saranno soprattutto fusioni tra sgr controllate da banche che aggregheranno le più piccole. Gli istituti tenderanno a tenersi in casa le società di gestione, che in questa fase complicata per le banche portano commissioni. Ma i protagonisti del riassetto saranno sempre le banche o le assicurazioni. Dietro Amundi c’è del resto il Crédit Agricole. In Italia i grandi gestori esteri indipendenti, a differenza di quanto si immaginava qualche anno fa, non sono riusciti a essere protagonisti del riassetto perché, a differenza di altri mercati, mancano importanti investitori istituzionali. Se non si ha accesso a una rete distributiva non si riesce a crescere e le banche, se possono, tengono il business in casa.

D. Ma Unicredit ha deciso di vendere la società di gestione, rinunciando agli utili di Pioneer. Ha giocato la necessità di incassare i 3,5 miliardi offerti dai francesi?
R. Non credo sia stata una decisione dettata solo dalla necessità di fare cassa. Unicredit era davanti a un bivio. O investire ancora, mettendosi dalla parte dell’acquirente per aumentare i suoi asset, oppure vendere. Per essere leader di mercato devi essere un gestore globale, come Pioneer e Amundi insieme, che continuerà ad avere accesso alla rete Unicredit per almeno dieci anni.
D. Sul mercato ci sono voci di possibili cessioni da parte di altre banche. Si parla di Arca, controllata dalle Popolari, e di Aletti Gestielle, del Banco Popolare . Quanto c’è di concreto?
R. Vedremo, ma non credo che le banche siano pronte a cedere con facilità le società di gestione che in questa fase apportano commissioni importanti. È possibile invece che provino magari a crescere nel comparto, perché i trend del settore restano positivi.

D. Quali sono le previsioni per il 2017?
R. Già il 2016 ha mostrato segnali di rallentamento rispetto al 2015 e questa flessione potrebbe continuare anche nel 2017 e 2018. Ma i trend di fondo restano positivi anche se l’enorme flusso di liquidità che ha inondato il sistema finanziario dovesse cominciare a rallentare. Guardando al futuro la ripresa economica dei mercati emergenti farà crescere la necessità di investire risparmi mentre, per quanto riguarda più in particolare l’Italia, il momento difficile che stanno attraversando le banche porterà i risparmiatori a spostare verso fondi e gestioni una sempre maggiore parte degli asset detenuti per esempio in conti correnti e bond bancari. Proprio per tenere nel gruppo anche i risparmi, gli istituti di credito tenderanno a mantenere in casa le sgr.

D. Ma quanto riusciranno a resistere i gestori medio-piccoli in questo settore dove per fare la differenza servono grandi masse?
R. La strada per riuscire a offrire servizi di qualità mantenendo il presidio del business potrebbe essere quella degli accordi con grandi gestori internazionali. E in questo senso l’industria si sta già attrezzando. (riproduzione riservata)
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