di Massimo Galli

Il Montepaschi crolla a Piazza Affari nel giorno del via libera della Consob al prospetto informativo sulla conversione volontaria dei bond subordinati in azioni. L’operazione durerà, salvo proroga, fino a venerdì. Anche a causa dei timori legati al referendum costituzionale, il titolo dell’istituto senese, dopo non essere riuscito a fare prezzo in apertura ed essere finito più volte in asta di volatilità, a fine seduta ha lasciato sul terreno il 13,80% a 17,24 euro nella prima seduta di scambi post raggruppamento delle azioni.

I bond oggetto della proposta non sono più 11 ma dieci: per uno di essi c’è stata l’esclusione dall’offerta, in quanto «non è stato raggiunto il 50% del valore nominale in circolazione». La sostanza dell’operazione, comunque, non cambia perché l’ammontare del titolo escluso è di 28,6 milioni di euro contro un valore complessivo di quasi 4,3 miliardi. Per quanto riguarda invece il Fresh da un miliardo, Mps ha ribadito che non ha intenzione di procedere per il momento a proporre un’offerta. La banca ha messo nero su bianco che, alla luce della complessità dell’operazione e con l’obiettivo «di gestire in maniera rafforzata il conflitto di interessi legato al doppio ruolo di intermediario e offerente/emittente», ha deciso di adottare «misure di potenziamento dei presidi in essere finalizzati a garantire il corretto adempimento degli obblighi informativi e di condotta previsti dalla disciplina Mifid» e di «assumere nei confronti della clientela un atteggiamento non proattivo, astenendosi dal raccomandare o consigliare l’adesione all’offerta».

Intanto Generali ha deciso di aderire alla conversione dei titoli. Il loro valore, secondo voci di mercato, ammonterebbe a circa 400 milioni di euro, che farebbero del Leone il primo azionista all’8%.

Gli analisti restano prudenti, soprattutto alla luce del referendum che si avvicina. Un gestore sottolinea che «nell’attuale contesto di incertezze il titolo Mps continua a soffrire e, come sappiamo, la speculazione va a nozze con queste occasioni». Per Berenberg il rischio non dovrebbe essere sottovalutato, dal momento che una vittoria del no potrebbe portare alle dimissioni di Renzi: «Questa incertezza politica potrebbe ostacolare i tentativi del Monte dei Paschi di raccogliere i 5 miliardi di capitale».

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