di Sonia Ciccolella

Gli ultimi dati sul risparmio delle famiglie italiane non sono incoraggianti. L’Italia è un Paese che risparmia sempre meno. È quanto emerge dal recente Osservatorio del Risparmio UniCredit – Pioneer Investments, presentato nel mese di ottobre a Milano. Dal 1995 a oggi il risparmio nazionale ha subito un costante declino e nel giro di quasi vent’anni il tasso di risparmio lordo delle famiglie italiane è passato dal 21,9% nel 1995 a un minimo del 12% nel 2011; e le previsioni per il 2012 non sembrano indicare un’inversione di tendenza. Il vero problema del risparmio in Italia sembrano essere le famiglie consumatrici, che nel corso degli ultimi anni hanno ridotto in maniera consistente la quota di reddito destinata al risparmio, passando dai 192 miliardi di euro di risparmi lordi del 1995 (rivalutati ai prezzi del 2011) a solo poco più di 93 miliardi di euro del 2011. Anche l’ultima rilevazione Istat del 9 ottobre conferma questo trend: nel secondo trimestre del 2012 la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all’8,1%, con una diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2011. Le famiglie italiane risparmiano sempre meno e non per una loro specifi ca e volontaria scelta ma perché sono costrette ad affrontare una graduale erosione dei propri redditi. L’Italia è stata l’unico tra i Paesi di maggior sviluppo che ha visto il reddito pro capite scendere in termini reali a livelli comparabili a quelli di più di quindici anni fa e ad aver registrato il peggior tasso di crescita del pil dal 2008 in poi. Dal confronto internazionale, emerge però che in termini di ricchezza accumulata, le famiglie italiane risultano ancora ben posizionate rispetto ai maggiori Paesi europei e agli Stati Uniti. È allora fondamentale agire affi nché questa ricchezza venga preservata, non perda valore nel tempo ma anzi possa diventare una leva per la crescita dell’economia, nonché un’integrazione al reddito delle famiglie in tempi di crisi. Qualche segnale positivo arriva da un’indagine presentata da Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa e realizzata con Ipsos in occasione della 88ª Giornata Mondiale del Risparmio il 30 ottobre. Gli italiani continuano ad avere una forte propensione al risparmio: il 47% non rinuncia infatti a risparmiare (41% nel 2010). Inoltre, gli abitanti del Paese guardano al futuro con una nuova fi ducia, nonostante le diffi coltà del momento attuale. A livello complessivo (considerando il futuro personale, locale, nazionale, europeo e mondiale) il 45% è ottimista, contro il 38% di pessimisti (il restante 17% è in equilibrio): il saldo positivo di 7 punti percentuali in favore degli ottimisti è particolarmente signifi cativo se comparato con il saldo negativo di 14 punti percentuali del 2011. Riguardo agli impieghi del proprio risparmio continua a essere alta la preferenza per la liquidità, per 2 italiani su 3, mentre gli immobili si confermano l’investimento ideale solo per il 35% degli italiani (70% nel 2006). Gli italiani sono inoltre coscienti del fatto che dovranno provvedere da sé ai propri bisogni previdenziali, ma non riescono a far corrispondere a queste intenzioni delle misure concrete. È compito quindi dell’industria del risparmio trovare delle soluzioni? A tal proposito Efama, ha pubblicato recentemente il sondaggio «What can the industry do to encourage long-term savings» sulla capacità dell’industria di accrescere i risparmi di lungo termine per gli investitori al dettaglio e contribuire a ricostruire la fi ducia nel settore europeo del risparmio gestito. Il sondaggio mirava a comprendere i motivi per cui c’è stato un calo del risparmio delle famiglie in attività fi nanziarie e valutare quali sono le soluzioni per affrontare questi problemi e incoraggiare i risparmi a lungo termine per il futuro. L’indagine è stata completata da una serie di esperti di alto livello della gestione del risparmio per un equivalente di 57 risposte di 21 Paesi europei. Il 65% degli operatori del settore ritiene che alla base della diminuzione dei risparmi in attività fi nanziarie delle famiglie vi sia la mancanza di fi ducia, il rischio del mercato e le performance deludenti. L’indagine ha anche rivelato che la maggior parte del settore ritiene che sia necessaria, a livello di distribuzione, una migliore informazione (per l’81%), una migliore consulenza (secondo il 75%) e una migliore comprensione delle esigenze degli investitori (lo dice il 74%), per rafforzare la fi ducia nel mercato, evidenziando l’importanza della formazione degli investitori. Ancora, la maggior parte (ben il 72%) degli esperti intervistati ritiene che il modo più adeguato per l’industria del risparmio gestito per aumentare la consapevolezza dell’importanza di questa tipologia di risparmio è quello di coinvolgere le autorità affi nché incoraggino negli investitori il risparmio a lungo termine e a fi ni previdenziali. L’industria europea ha anche sostenuto (lo ha fatto il 58%), l’idea di lanciare un’iniziativa informativa comune sui benefi ci a lungo termine del risparmio per contribuire ad aumentare la loro consapevolezza. I modi per incoraggiare il risparmio sono stati quindi individuati, ora è il momento di agire concretamente e trovare soluzioni che aiutino gli italiani a tornare a essere un popolo di formiche.