da New York Andrea Fiano

L’uragano Sandy potrebbe aver fatto a Wall Street una vittima di gran valore. Per ora la vicenda è circondata dal mistero, ma nei sotterranei degli uffici di una delle società che gestiscono le transazioni di titoli e obbligazioni pare ci siano miliardi di dollari in titoli al portatore che equivalgono a banconote… attualmente fradice. Il loro preciso ammontare non è stato ancora stabilito, ma una portavoce della Depository Trust & Clearing Corp ha precisato che oltre il 90% delle transazioni curate dal gruppo viene effettuato elettronicamente. Il problema è che la percentuale restante si riferisce a transazioni per complessivi 39.500 miliardi di dollari l’anno e comprende anche questi certificati emessi fino al 1982. La Dtcc, che processa le transazioni su azioni e titoli di Stato, aveva nei suoi sotterranei circa 1,3 milioni di certificati e il New York Post ha citato nei giorni scorsi fonti anonime secondo cui sarebbero a rischio certificati al portatore per un valore fino a 70 miliardi di dollari. Al centro della vicenda è un megadeposito al 55 di Water Street (un nome che avrebbe già dovuto preoccupare) nella zona di Wall Street. La sede centrale della Dtcc, che presto si trasferirà nel New Jersey, è fuori uso da quasi tre settimane e nei sotterranei l’accesso non è stato né facile né immediato. Si sa che l’acqua del fiume ha invaso tutti i sotterranei della zona e che sono al lavoro società specializzate nel recupero di materiali danneggiati. Judy Inosanto, la portavoce della Dtcc, ha precisato che «è prematuro determinare l’entità del danno ed è essenziale cominciare il processo di restauro per evitare un ulteriore deterioramento». Il riferimento, nel caso dei certificati delle transazioni e del denaro contante, è evidentemente a un lungo processo di essiccamento che potrebbe persino essere complicato dalla presenza di eventuali materiali inquinanti nell’acqua. Va detto che delle transazioni la società ha anche traccia elettronica e sta studiando un meccanismo per fornire certificati sostitutivi anche in assenza dell’originale. Secondo alcuni esperti, il problema non è relativo ai titoli azionari, per cui la presenza o meno di un certificato di proprietà è irrilevante, ma è più significativa per obbligazioni emesse al portatore spesso da enti locali per le quali forse non esistono prove elettroniche che ne attestino la proprietà. La vicenda darà probabilmente maggior impeto all’impegno della Dtcc di eliminare progressivamente tutti i certificati cartacei a favore di quelli elettronici. (riproduzione riservata)