di Anna Messia
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La Francia è pronta a mettere un freno d’emergenza ai riscatti delle polizze Vita tradizionali e la novità è destinata inevitabilmente a fare rumore in tutta Europa, Italia compresa. La norma è contenuta nella legge Sapin 2 (che ha preso il nome dal ministro dell’Economia di Parigi, Michel Sapin) ed è già stata approvata dall’Assemblea Nazionale. A questo punto manca soltanto il via libera da parte del Senato e poi l’alto consiglio di stabilità finanziaria francese, l’autorità macroprudenziale del Paese, avrà il diritto di «sospendere, ritardare o limitare, per la totalità o parte del portafoglio, il pagamento dei riscatti». Una misura che potrà essere applicata per una durata massima di tre mesi ma che, in caso di bisogno, potrà essere rinnovata. La norma ha chiaramente l’obiettivo dare stabilità al sistema nel caso in cui, in uno scenario di rialzo dei tassi, i risparmiatori, attratti da nuovi prodotti più redditizi, fossero spinti in massa a chiedere indietro i soldi investiti nelle polizze tradizionali.

Ma si tratta di un intervento che rischia di minare fortemente la fiducia dei risparmiatori verso il settore assicurativo. Una sorta di bail-in delle polizze Vita, in cui il cliente sarebbe di fatto coinvolto nella crisi finanziaria di sistema. Ancora più perché riguarda le polizze tradizionali, il prodotto Vita più sicuro, che garantisce il capitale investito e che negli anni passati, con i tassi più alti, ha offerto anche ottimi rendimenti minimi. Prodotti che, negli ultimi tempi, sono stati però accantonati dalle compagnie di assicurazione, a favore delle unit linked e dei prodotti misti che richiedono più bassi accantonamenti di capitale secondo le regole di Solvency II.

Ma le polizze tradizionali continuano in verità a dominare la scena non solo in termini di patrimonio in gestione, ma anche di raccolta. I dati del ramo Vita del primo semestre 2016 mostrano in verità un rallentamento della raccolta complessiva del settore rispetto al dato record del 2015, con 56 miliardi, in calo dell’8,9% rispetto al giugno dell’anno scorso, ma la frenata è da addebitare di fatto esclusivamente al rallentamento delle unit linked che da gennaio a giugno hanno raccolto 11,7 miliardi rispetto ai 17,8 miliardi dello stesso periodo 2015. Mentre i prodotti di ramo I nel primo semestre di quest’anno hanno rastrellato 41,9 miliardi, in crescita rispetto a 40,7 di giugno 2015. L’argomento che riguarda la stabilità di questi prodotti in caso di rialzo dei tassi tocca quindi molto da vicino anche l’Italia. Tanto che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, anche in Italia si era ragionato sull’ipotesi di introdurre freni ai riscatti in caso di emergenza ma poi evidentemente, di fronte ad altre emergenze del governo, preso tra referendum e salvataggi bancari, il tutto è stato accantonato. Ma resta invece aperto il dossier per rendere più flessibile la gestione di questi prodotti. L’industria (si veda MF-Milano Finanza del 13 settembre) è infatti al lavoro per proporre all’Ivass una revisione delle regole sul ramo I. Per ottenere, ad esempio, la possibilità che la garanzia riguardi solo una parte del capitale investito ma soprattutto maggiore flessibilità nella gestione. Magari proprio sul modello francese che consente di utilizzare una riserva per le eventuali plusvalenze realizzate, senza doverle attribuire subito agli assicurati. (riproduzione riservata)
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