di Stefania Peveraro

«C’è allo studio l’ipotesi di ampliare anche a fondi pensione e a casse di previdenza la possibilità di fare credito diretto alle imprese». Lo ha detto lo scorso venerdì 9 ottobre Enrico Martini, membro della segreteria tecnica del ministro dello Sviluppo Economico, in occasione del suo intervento a un convegno organizzato a Villasimius (Cagliari) da Frigiolini & Partners sul tema del finanziamento delle pmi. Martini ha spiegato a MF Milano Finanza che «il progetto è allo studio, ma non si tratta di qualcosa che troverà spazio nel Ddl Concorrenza in arrivo a breve o nella legge di Stabilità 2016 che sarà varata entro fine anno. Ci stiamo ancora lavorando, ma l’idea è appunto quella di mettere anche fondi pensione e casse di previdenza in condizione di fare credito diretto alle pmi così come è già stato previsto per le compagnie di assicurazione, fondi di investimento specializzati e veicoli di cartolarizzazione».

Si tratterebbe, insomma, di un ulteriore passo sul fronte dell’apertura di canali di finanziamento creditizio alternativi a quelli bancari. Come noto, il decreto legge 91/2014, convertito in legge nell’agosto 2014, aveva introdotto tra le altre cose anche la possibilità per gli enti non creditizi, cioè assicurazioni e fondi specializzati, di erogare direttamente credito alle imprese. Tuttavia era stato previsto che solo i soggetti che non facessero ricorso alla leva finanziaria, e costituiti in Paesi Ue, fossero esentati dalla ritenuta alla fonte del 26% sugli interessi e i proventi derivanti dai finanziamenti a medio-lungo termine, così come già accadeva per i soggetti italiani. L’Investment Compact la scorsa primavera ha poi corretto il tiro, prevedendo che l’esenzione dalla ritenuta fosse applicata anche ai fondi di credito che lavorano a leva. In questo contesto, il Fondo di Garanzia per le pmi ha potenziato il suo ambito di intervento e la copertura del Fondo è stata estesa ai portafogli di crediti esistenti e ai finanziamenti da parte di compagnie di assicurazione e fondi che investono in strumenti creditizi. È ragionevole pensare, quindi, che il raggio d’intervento del Fondo sarà ulteriormente ampliato una volta che sarà permesso anche a fondi pensione e a casse di previdenza di erogare prestiti. Nel frattempo, questi ultimi hanno già di che ragionare in tema di nuovi investimenti. Al coinvolgimento dei fondi pensione negli investimenti in private equity, venture capital e private debt tramite fondi di fondi sta lavorando da tempo anche il Fondo Italiano d’Investimento, e il governo ha fatto la sua parte lo scorso maggio estendendo anche agli investimenti diretti e indiretti di private equity, venture capital e private debt il credito d’imposta previsto in favore degli stessi fondi pensione e casse di previdenza, introdotto dalla legge di Stabilità 2015. (riproduzione riservata)