«Entro la fine dell’anno presenteremo agli organi competenti un progetto definitivo di fusione». Lo ha detto ieri l’ad di Unipol, Carlo Cimbri, riferendosi alla maxi-integrazione in via di perfezionamento tra Premafin, Fonsai, Milano assicurazioni e il braccio assicurativo del gruppo bolognese. Nei mesi scorsi, ha aggiunto Cimbri, «sono stati definiti dei concambi e dei piani di integrazione, ora possiamo rivistarli assieme». Nel frattempo, anche il processo di dismissioni del nuovo polo assicurativo va avanti, nonostante il ricorso al Tar con cui la compagnia bolognese ha contestato alcune delle condizioni poste dall’Antitrust per autorizzare l’acquisizione dell’ex compagnia dei Ligresti. «Non è nostra intenzione fermarci», ha sottolineato Cimbri, precisando che «noi andiamo vanti con le dismissioni perché ci siamo impegnati a dismettere un certo ammontare di premi». A chi gli chiedeva se ci sono contatti con possibili acquirenti, Cimbri ha risposto che per il momento «è prematuro parlarne». Sempre ieri, Frederic De Courtois, ceo della joint venture assicurativa tra Axa (data in pole position per eventuali acquisizioni) e Mps, ha ribadito l’intenzione di crescere sul mercato italiano. «Guardiamo a tutto», ha risposto il top manager interpellato sulla possibilità che la crescita possa essere per linee interne o esterne. Mentre la risposta è stata «no comment» quanto a un interesse per gli asset che la nuova Unipol dovrà dismettere su richiesta dell’Antitrust. Tornando al provvedimento dell’Authority, Cimbri ha ribadito che alcuni punti sono «eccessivi». Innanzitutto, ha spiegato, «nel calcolare le quote non si tiene conto della quota dei soggetti non aventi una residenza stabile in Italia, come ad esempio Zurich». Secondo Unipol sarebbe più corretto «calcolare le quote di mercato su quello che si produce in Italia».