di Elena Filippi
Continua l’incubo Dieselgate per Volkswagen che si trova a fare i conti con l’ennesima richiesta di rimborso che, stavolta, potrebbe costare alla società circa 8,2 miliardi di euro. A presentare il conto alla casa automobilistica, finora, sono circa 1.400 investitori che hanno fatto ricorso presso il tribunale regionale di Braunschweig chiedendo di essere risarciti in quanto parti lese nello scandalo emissioni. Di questa somma, circa 2 miliardi sono richiesti da investitori istituzionali, tra i quali figurano anche fondi pensione statunitensi e tedeschi, mentre il resto delle domande di risarcimento proviene da investitori privati.

Gli investitori, secondo quanto riferito dallo stesso tribunale competente per la Bassa Sassonia, Land di cui fa parte Wolfsburg, sede del gruppo, sono intenzionati a rivalersi su Volkswagen per le perdite subite con il crollo del titolo seguito allo scoppio della vicenda e alle ammissioni da parte dei vertici societari sull’utilizzo di un dispositivo illegale per la manipolazione delle emissioni inquinanti.

Nel dettaglio, con lo sfociare dello scandalo, le azioni hanno perso nel giro di pochi giorni oltre il 50% e al culmine della crisi sono scese sotto i 100 euro, un valore lontanissimo dagli oltre 200 euro raggiunti quando sembrava che la rotta della casa automobilistica verso la leadership mondiale proseguisse senza intoppi, con il crollo repentino che ha colpito non solo le casse statali ma anche i fondi pensione.

La causa di Braunschweig è analoga a quella presentata presso il tribunale di Brunswick da altri 400 investitori con una richiesta di risarcimenti per 4 miliardi e si aggiunge a quella avanzata il mese scorso dalla Baviera, sede di Audi, scesa in campo contro il colosso automobilistico chiedendo fino a 700 mila euro, equivalenti al danno subito dai fondi pensione del territorio.

La Baviera era stata il primo Land a fronteggiare Volkswagen , ma non è destinato a rimanere l’unico, in quanto stavolta, tra i querelanti potrebbero esserci anche le regioni dell’Assia e del Baden-Wuerttemberg, che la scorsa settimana avevano pubblicamente manifestato l’intenzione di citare in giudizio il gruppo per i danni causati dal crollo del titolo.

Del resto il Ministro delle Finanze dell’Assia, Thomas Schaefer, aveva fatto presente come la caduta dei corsi azionari fosse costata alle finanze statali circa 3,9 milioni di euro, mentre il Baden-Wuerttemberg, dove peraltro hanno sede Porsche e Daimler , ha quantificato il danno in circa 400 mila euro. In tutto ciò, c’è attesa intorno a quali saranno le decisioni della Bassa Sassonia, Land che detiene il 20% del capitale e che, per adesso, non si è esposto.

Diventano sempre più onerose, quindi, le conseguenze del Dieselgate, con Volkswagen che risulta oggetto di numerose cause in molteplici Paesi, come Irlanda e Australia, per un valore totale che risulta complesso valutare allo stato attuale in quanto non è chiaro se gli organi giudiziari di questi Stati si schiereranno a favore dei querelanti.

Ad ogni modo, un eventuale esborso di 8,2 miliardi sarebbe un duro colpo da incassare, dopo il pagamento di 14 miliardi di euro già concordato con le autorità Usa per chiudere parte delle cause civili legate allo scandalo, somma che non è comprensiva delle indagini penali e della questione dei motori da 3 litri.

A questa, infatti, si va ad aggiungere l’accordo che prevede il pagamento di circa 1,2 miliardi di dollari in contanti con ulteriori benefit a 652 concessionari americani, oltre al contenzioso ancora aperto presso la Corte federale Usa, causa alla quale la casa di Wolfsburg si è opposta affermando che le Corti statunitensi non hanno giurisdizione sulle richieste degli investitori.

Il diverso impianto legislativo, tuttavia, potrebbe rappresentare un fattore lenitivo per il gruppo. Infatti, le leggi europee non prevedono la formazione di una singola class-action, ma ogni singolo caso deve essere trattato separatamente. In Germania, la Corte distrettuale del Braunschweig intende selezionare una singola istanza pilota, decisione prevista per il quarto trimestre di quest’anno al più presto, in modo che la risoluzione del caso campione possa essere usata come base per le altre richieste

Finora a bilancio sono stati accantonati 16,2 miliardi per i contenziosi legali ma il conto è destinato ad aumentare con il tempo pur non raggiungendo i livelli di oltre 50 miliardi previsti da alcuni analisti. Intanto a Francoforte il titolo Volkswagen non risente della notizia, scambiando a quota 119,8 euro, in rialzo dell’1,23%.
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