Gli assicurati obbligati a seguire un programma salutistico
di da Parigi Giuseppe Corsentino

Hanno fatto le prove con le polizze auto Pay how you drive (Payez comme vous conduisez), con il premio legato al comportamento di guida dell’assicurato. E a una scatola nera installata sull’automobile che verifica, momento per momento, le strade che stai percorrendo, il tuo stile al volante, la velocità media, se acceleri e deceleri in continuazione, se superi i limiti e finisci per essere beccato dal radar autoroutier, l’Autovelox in autostrada.

Per dire, solo le scatole nere di Allianz France, installate sulle vetture dei suoi 14mila clienti che hanno scelto questo tipo di polizza con uno sconto medio del 15%, hanno registrato (e analizzato, si capisce) 40milioni di km percorsi in un anno.

Ora ci provano, e stavolta non si tratta di Allianz ma delle italianissime Generali, un colosso assicurativo anche qui in Francia, con le polizze sanitarie Pay as you live (Payez comme vous vivez) che offrono particolari condizioni (ma non sconti, vietati per legge) in cambio non solo dei dati sanitari, come già accade con le polizze tradizionali, ma di una serie d’informazioni sensibili sul proprio stile di vita: se si mangia troppo o troppo poco, se si fa o no attività fisica regolare, se e quante sigarette si fumano, quanti bicchieri di vino a tavola o di whisky e cognac la sera. Insomma, nella nuova polizza di Generali, che il marketing della compagnia ha battezzato con il nome beneaugurante di Vitality, presentandola come se fosse un programma di salute&benessere, è lo stile di vita dell’assicurato che governa le clausole del contratto, dal livello di copertura al valore del premio.

In Francia è un’assoluta novità e le polemiche, come si dirà più avanti, sono scoppiate feroci. La polizza Vitality è stata presentata martedì 6 settembre dal direttore Assurances Collectives di Generali, Yanick Philippon, ed entrerà in vigore a gennaio 2017. Non è una polizza individuale che si può sottoscrivere liberamente, ma una polizza collettiva, insomma una copertura integrativa (rispetto a quella universale garantita dalla Carte Vitale del servizio sanitario nazionale) che le aziende possono proporre ai propri dipendenti (ça va sans dire, la compagnia ha già fatto accordi con ben 134 mila aziende!).

Vitality è la copia di un programma assicurativo sviluppato dalla compagnia sudafricana Discovery (con cui ci sono precisi accordi commerciali, si capisce) che da anni vende il programma salutistico, è questa la dizione esatta, in Sudafrica, in Gran Bretagna (attraverso la Prudential) e negli Stati Uniti (attraverso la compagnia Humana).

Negli Usa, in particolare, Vitality non è il solo prodotto assicurativo di questo tipo. Quasi tutti i colossi del mercato assicurativo, come la United Health, la Anthem, la Aetna, la Progressive, fanno sottoscrivere ogni anno a milioni di americani contratti basati sul principio del Pay as you live, sconti sul premio e coupon da spendere nei supermercati, in cambio non tanto di un corretto stile di vita (che non è, questa, la mission degli assicuratori) quanto di tutte le informazioni salutistiche e comportamentali possibili dell’assicurato.

E, infatti, questo tipo di polizza, introdotta in Francia dalle Generali, si chiama Assurance au comportement. Con una struttura contrattuale che autorizza la domanda di Christophe Angoulvant, analista del mercato assicurativo nello studio di consulenza Roland Berger: la compagnia assicurativa diventerà il nostro trainer segreto, il nostro directeur de coscience?

Infatti, andando al di là delle dichiarazioni comprensibilmente ottimistiche del direttore di Generali France, Philippon («Vitality favorit les comportaments vertueux», stimola gli assicurati a tenere un corretto tenore di vita), analizzando i contenuti della polizza si fanno scoperte che generano una certa inquietudine. Per esempio, l’assicurato, dopo aver fornito tutte le informazioni possibili sul suo stato di salute certificate da analisi e cartelle cliniche, deve impegnarsi a rispettare il programma salutistico fissato dalla compagnia. Se è sovrappeso, dovrà correre ogni giorno sul tapis-roulant o fare, per dire, 10mila passi che saranno misurati con uno speciale contapassi connesso al cloud, ai server informatici della compagnia, così come sono connessi il tapis e tutto il resto.

Proprio la connessione continua, il wi-fi, l’Internet degli oggetti sono lo strumento poderoso che regge il business model di Vitality: informazioni, informazioni, sempre più informazioni e sempre più dettagliate in cambio di coupon da spendere per acquistare una vacanza al Club Med, un viaggio da LookVoyages, un regalo sul sito di e-commerce Wedogift.com, tutti partner commerciali selezionati dalle Generali visto che gli sconti diretti sono proibiti dalla legge Evin del 1991 che vieta di utilizzare i dati dell’assicurato ai fini della tariffazione.

Le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra. «Con quale diritto una compagnia d’assicurazione può stabilire il corretto stile di vita di una persona al punto da consigliargli una dieta Weight Watcher come fa il programma Vitality delle Generali?» si chiede Mathieu Escot, responsabile del centro studi di Ufc-Que Choisir, un sito indipendente di consigli ai consumatori.

Ma ancora più preoccupati sono al ministero della salute: non c’è il rischio, dice un direttore che ha chiesto a ItaliaOggi di non essere citato, che i mauvais éléves, gli allievi cattivi di Vitality (e delle altre polizze dello stesso tipo che prima o poi arriveranno), chi non rispetta il programma, gli obesi, i fumatori, chi non si sogna neanche di fare i 10mila passi al giorno regolamentari, restino fuori dal sistema? Che nessuno voglia più assicurarli? In altre parole, qual è le prix de la santé, il prezzo della salute, al tempo dei Big Data?

@pippocorsentino
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