di Maria Elisa Scipioni.

I giornalisti liberi professionisti, più comunemente conosciuti con il termine anglosassone “freelance”, nonché i collaboratori coordinati e continuativi, i cosiddetti Co.Co.Co, oltre a essere accomunati da carriere discontinue e molto spesso da bassi redditi, fanno capo allo stesso ente di previdenza: INPGI – Gestione Separata.

All’interno dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani  “Giovanni Amendola” sono presenti due differenti gestioni: INPGI – Gestione sostitutiva dell’A.G.O. e INPGI – Gestione separata. In particolare, hanno l’obbligo di iscrizione a quest’ultima i liberi professionisti titolari di partita IVA, i giornalisti percettori di redditi da lavoro autonomo occasionale o da cessione di diritti d’autore e, a partire dal primo gennaio 2009, anche i giornalisti titolari di collaborazione coordinata e continuativa.

Al termine del 2015, dai dati di bilancio della Fondazione, il numero degli iscritti all’INPGI – Gestione Separata è stato pari a 41.188, in aumento rispetto all’anno precedente di 654 unità. In particolare, per l’anno 2015, i liberi professionisti “obbligati”[1] 32.454 giornalisti, di cui 17.907 lavoratori co.co.co. e 14.547 liberi professionisti.

Ciò che preoccupa sono i redditi contenuti di categoria, seppure in lieve aumento sul 2014 quelli dei professionisti e in diminuzione quelli dei lavoratori co.co.co.. Nel 2015, i libero professionisti hanno denunciato un reddito medio pari a 14.049 euro e i Co.Co.Co. una retribuzione media di 8.335 euro, da cui conseguono reali perplessità sull’adeguatezza dell’assegno pensionistico atteso in relazione a medie reddituali non sufficienti a costituire un risparmio previdenziale idoneo.

La misura della contribuzione varia a seconda che la professione sia esercitata nella forma della collaborazione coordinata e continuativa o in forma autonoma.

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La Gestione Separata INPGI nasce con il calcolo contributivo e l’applicazione di tale sistema, in aggiunta a vite professionali discontinue e con bassi redditi, fa sì che per i giornalisti autonomi il futuro pensionistico non sia tra i più rosei, sebbene l’analisi della sostenibilità in termini attuariali dei bilanci della Gestione Separata INPGI mostri un saldo previdenziale positivo per tutto l’arco delle proiezioni.

L’applicazione del nuovo Regolamento, approvato in via definitiva dai Ministeri vigilanti in data 30 gennaio 2013, ha introdotto numerose novità per sollevare le sorti in vecchiaia di tale categoria di lavoratori.

Tra le più importanti va sicuramente annoverata la possibilità di richiedere un’indennità una tantum qualora, così come previsto dall’art. 28 del predetto Regolamento, l’iscritto al compimento dell’età pensionabile, 66 anni a partire dal 30.01.2013, abbia cessato l’attività giornalistica autonoma senza aver maturato il diritto a una pensione autonoma presso tale gestione.

A partire dal 2012, il trattamento pensionistico per vecchiaia è riconosciuto con un’anzianità contributiva effettiva pari almeno a 20 anni. In particolare l’accredito dei contributi nelle posizioni assicurative dei singoli giornalisti, liberi professionisti e Co.Co.Co., è riconosciuto per intero (12 mensilità) solo al raggiungimento del minimale di reddito imponibile fissato dalla legge per i lavoratori autonomi e che per l’anno 2016 è pari a 15.548 Euro. Qualora non si raggiunga il predetto minimale, l’accredito dell’anzianità contributiva subirà una contrazione in proporzione al contributo versato.

In altri termini, l’indennità una tantum consentirà a tutti quei giornalisti con bassi redditi e collaborazioni saltuarie di riuscire a ottenere, al compimento dei 66 anni di età, una prestazione in unica soluzione di un importo pari ai contributi versati ai fini pensionistici più gli interessi, senz’altro più cospicua di una pensione rapportata a un esiguo monte contributivo.

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Qualora il giornalista maturi il trattamento di pensione presso un altro Ente previdenziale, è riconosciuta inoltre la possibilità di ottenere la c.d. pensione supplementare, calcolata sulla posizione individuale maturata presso la Gestione Separata INPGI. Il supplemento di pensione spetta quindi a quei soggetti che, dopo il conseguimento del trattamento di pensione, continuano a svolgere attività lavorativa giornalistica come Co.Co.Co. o liberi professionisti, e che proseguano con il versamento dei contributi alla Gestione Separata.

Al fine di incrementare le posizioni assicurative dei giornalisti, nonché di ottenere il diritto alla pensione, sempre in tale direzione, è stata riconosciuta la possibilità di riscattare il servizio militare o quello del praticantato riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti, nel caso in cui tali periodi non siano coperti da alcuna contribuzione previdenziale, in aggiunta alla possibilità di chiedere il riscatto, sino ad un massimo di 5 anni anche non consecutivi, dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di natura giornalistica relativi a periodi sino al 31.12.1995.

E’ quindi evidente come l’applicazione del sistema di calcolo contributivo a categorie di lavoratori con carriere professionali, caratterizzate da “salti” contributivi e redditi non molto elevati, sconti l’irregolarità dell’attività lavorativa.

[1] Sono “obbligati”, ai sensi dell’art.8 del Regolamento, i giornalisti che abbiano svolto attività professionale nell’anno di riferimento e contestualmente non abbiano chiesto alla Gestione Separata di essere sospesi dalla contribuzione.

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