C’è un primo accordo sulle pensioni tra Governo e sindacati. Al termine dell’incontro di ieri, le parti hanno siglato un verbale condiviso che sintetizza in cinque cartelle i cardini della riforma. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha spiegato che il Governo conta di destinare 6 miliardi in tre anni per gli interventi e che confida di poter portare l’intesa in legge di Bilancio. Il confronto governo-sindacati proseguirà per individuare la platea di coloro che potranno usufruire dell’Ape sociale. E l’intesa manca anche sulla definizione di lavori usuranti. Cautamente soddisfatti i sindacati, mentre nel merito dell’anticipo pensionistico si sa che vi potranno accedere i lavoratori di almeno 63 anni che maturerebbero il diritto alla pensione di vecchiaia d’importo entro i tre anni e sette mesi successivi l’anticipo pensionistico. È previsto un periodo di sperimentazione della durata di due anni. L’Ape volontaria verrebbe richiesta all’Inps e finanziata da un prestito corrisposto da un istituto di credito, (contestualmente alla stipula di un’assicurazione contro il rischio di premorienza). L’Ape sarebbe esente da imposte ed erogata mensilmente per dodici mensilità. La restituzione del prestito (comprensiva degli interessi bancari e degli oneri relativi alla polizza assicurativa) avverrebbe a partire dalla data di pensionamento con rate di ammortamento costanti per una durata di vent’anni. Governo e sindacati concordano sulla necessità di un’Ape agevolata interamente a carico dello Stato per alcune categorie (disoccupati e privi di reddito, chi svolge lavori pesanti o rischiosi o versa in particolari condizioni di salute, o con parenti di primo grado conviventi con disabilità). Ma nell’accordo è prevista anche una quattordicesima per i pensionati con un reddito personale complessivo sotto i mille euro al mese. La platea dei beneficiari passerebbe cosi’ da 2,1 milioni a 3,3 milioni. Nel verbale è previsto l’aumento della detrazione d’imposta (riconosciuto a fino a 55 mila euro) per tutti i pensionati al fine di uniformare la loro no tax area a quella dei lavoratori dipendenti (8.125 euro). Nel protocollo è compresa anche l’ipotesi di cumulo senza ulteriori oneri di tutti i contributi previdenziali non coincidenti maturati in gestioni pensionistiche diverse, compresi periodi di riscatto della laurea, sia per le pensioni di vecchiaia sia per quelle d’anzianità.
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