di Andrea Pira
Euler Hermes: ambiente e incentivi i motori dell’auto
Il mercato dell’auto cresce in Cina, in Europa e negli Stati Uniti, mentre ristagna o stenta in Giappone e in alcuni Paesi emergenti, come Brasile e Russia. «Incentivi fiscali, bassi tassi d’interesse e incertezze politiche spiegano perché le immatricolazioni decollano in alcuni Paesi e ristagnano in altri», si legge nell’ultimo rapporto di Euler Hermes sullo stato del settore, diffuso oggi alla vigilia del salone di Francoforte e con l’avvicinarsi del Paris Motor Show che aprirà il prossimo 1 ottobre. La situazione del settore alla vigilia dei due appuntamenti internazionali vede la produzione in calo di circa il 2%, e la frenata continuerà anche nel 2017 (-1%). Ma il calo non è generalizzato: in Cina la produzione è aumentata del 176% negli ultimi otto anni, in India del’83% e in Messico del 70%.

I cambiamenti in corso nel mondo dell’auto, sottolinea la società di assicurazione crediti del gruppo Allianz , mettono i produttori davanti alla necessità di adattarsi alle diverse realtà regionali e finanziare la ricerca sulle nuove tecnologie, alla caccia «dell’algoritmo giusto» che soddisfi la «fascinazione» per l’auto del futuro. Guardando ai numeri delle immatricolazioni nella Repubblica popolare cinese, la crescita finora è stata dell’8% grazie alla riduzione dell’Iva sulle auto di media e piccola cilindrata che ha sostenuto le vendite. Negli Stati Uniti (+1%) hanno giocato a favore i bassi tassi di interesse e il prezzo del carburante. In Europa sono state vendute 15 milioni di vetture (+5,5%) con una crescita generalizzata in tutti i Paesi (+5% in Germania, + 6% in Francia, + 15% per l’Italia e +11% in Spagna che il prossimo anno tuttavia, potrebbe andare incontro a un crollo del 10% per via della fine degli incentivi).

Un discorso a parte merita la Gran Bretagna. Il 2016 infatti si avvia a essere un anno da record: 2,6 milioni di unità vendute nella prima metà. Ma il mercato britannico potrebbe risentire dell’effetto Brexit, tanto che a fine dicembre il dato dovrebbe fermarsi a +1% che si prevede diventerà un -9% nel 2017. L’Italia a sua volta «è interessante soprattutto dal punto di vista della filiera», sottolinea Massimo Reale, direttore rischi di Euler Hermes per la Penisola. «Il 2015 il numero delle aziende subfornitrici, quindi produttori di componentistica, nel settore della meccanica e dei motori è aumentato di 2.200. Si tratta di un settore virtuoso. Nel 2015, per il terzo anno consecutivo c’è stata una riduzione dei giorni d’incasso, oggi tra 65 e 68. Se poi si guarda al settore di produttori (di fatto, Fca ) si scende a 55 giorni. Tale tendenza si manterrà anche quest’anno. La filiera continua inoltre a crescere in Nordamerica, Francia e Germania, tanto che il 61% del fatturato arriva dall’estero».

I subfornitori italiani, continua Reale, stanno anche anticipando il mercato nazionale per l’attenzione verso l’innovazione e ambiente, assecondando la domanda proveniente dai committenti esteri e che inizia a farsi strada, con ritardo, anche nel nostro Paese. Sull’onda dello scandalo emissioni infatti le case automobilistiche «devono ripensare sé stesse», scrivono gli analisti. (riproduzione riservata)
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