Strada in salita per le dismissioni degli asset Generali. Il segnale, forte e chiaro, è arrivato ieri con l’annuncio da parte di Trieste di un aggiustamento al ribasso del prezzo di vendita di Migdal. Le motivazioni sembrano essere principalmente due. Innanzi tutto, la crisi economica, e proprio la riduzione del prezzo per la vendita della controllata israeliana del Leone, annunciata ieri, ne è una prova evidente. In secondo luogo, nel quartier generale triestino si è da poco trasferito l’ad Mario Greco, che ha sostituito Giovanni Perissinotto, «silurato» a giugno da un asse tra Mediobanca e i soci industriali. Il manager ex Ras, che secondo quanto risulta a F&M ieri avrebbe tenuto una conference call con gli analisti per spiegare l’operazione Migdal, starebbe in questa fase analizzando il dossier delle cessioni, che dovrebbe innanzi tutto riguardare la controllata svizzera Bsi e le attività assicurative Usa (valutate rispettivamente fino a 2 miliardi e 800 milioni). In ogni caso, per comprendere come Greco deciderà di muoversi, bisognerà attendere novembre, quando, insieme con i risultati dei primi nove mesi dell’anno, si dovrebbe avere anche visibilità sulla presentazione del nuovo piano industriale, che verosimilmente dovrebbe giungere tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013. In altri termini, in un momento in cui – almeno, questa è la speranza – sui mercati finanziari si potrebbe registrare un grado minore di volatilità. Eventualmente, poi, con il nuovo business plan, il nuovo ad potrebbe anche alzare il velo sull’aumento di capitale – sempre smentito dal quartier generale triestino – di cui secondo qualche analista il gruppo potrebbe avere bisogno. «Generali – spiega un esperto del mercato assicurativo che preferisce mantenere l’anonimato – risulta fortemente esposta, per circa due terzi del business Vita, alle polizze a rendimenti minimi garantiti, particolarmente difficili da collocare nell’attuale congiuntura». La stessa congiuntura che spinge al ribasso il prezzo delle cessioni. «Non vogliamo svendere», avrebbe ribadito Greco ieri in conference call spiegando agli analisti l’operazione Migdal. Ieri, in una nota, Generali ha annunciato di avere raggiunto un nuovo accordo per la cessione a Eliahu Insurance Company, entro ottobre, dell’intera quota del 69,13% nella società assicurativa israeliana, per un controvalore di 705 milioni rispetto agli 835 annunciati a marzo per la medesima transazione. Così, l’impatto sull’indice Solvency I sarà positivo per 2,2 punti percentuali, contro i 2,4 ipotizzati in precedenza. La stessa nota spiega che «il precedente accordo non è stato perfezionato a causa del mancato ottenimento da parte di Eliahu Insurance Company Ltd. di tutte le autorizzazioni cui era subordinato». Complice probabilmente la crisi della Borsa israeliana (ma i motivi restano poco chiari), sembra non sia arrivato l’atteso ok dell’Authority assicurativa di competenza. In ogni caso, questa volta Generali si è tutelata, prevedendo nella nuova intesa il riconoscimento a proprio favore di un importo di 125,25 milioni come break-up fee, «che sarà trattenuto a titolo definitivo nel caso in cui l’operazione per qualsiasi motivo, non imputabile alla compagnia italiana, non fosse perfezionata entro fine ottobre». La transazione, ieri festeggiata dalla Borsa dove il Leone ha guadagnato oltre il 6%, resta subordinata all’approvazione delle competenti autorità israeliane. È in calendario per oggi, a Milano, un esecutivo del gruppo triestino.