L’assicurazione della medical malpractice riveste una notevole rilevanza sociale, in quanto indirettamente contribuisce alla sicurezza delle cure e dei trattamenti sanitari, che sono un aspetto del diritto alla tutela della salute, riconosciuto come fondamentale dall’articolo 32 della Costituzione.

Già la relazione sull’attività svolta dall’IVASS nel 2014, utilizzando i risultati di una
rilevazione condotta nel maggio 2015, evidenziava la forte concentrazione del mercato presso pochi operatori e la progressiva contrazione della raccolta premi nel settore delle assicurazioni delle strutture sanitarie pubbliche, caratterizzato dalla scarsa presenza delle imprese assicurative italiane. In parallelo, il Sistema Sanitario Nazionale si stava progressivamente orientando verso la autoassicurazione, anche in risposta alla riduzione dell’offerta assicurativa. Un disegno di legge si propone di definire un quadro organico della responsabilità delle strutture e del personale sanitario.

L’Ivass ha quindi provveduto ad una nuova e più ampia rilevazione, con l’intento di replicarla anche nei prossimi anni. L’indagine è stata condotta nel mese di aprile su tutte le imprese operanti in Italia nel ramo r.c. generale alla fine del 2015 (in tutto 103), focalizzandosi sul rischio specifico della r.c. medica nell’arco temporale 2010-2015.
Nonostante quasi tre quarti delle imprese interpellate riscuotano premi per la r.c. medica
nel periodo considerato, le risultanze confermano la concentrazione del settore. Per le strutture sanitarie pubbliche, la concentrazione è particolarmente accentuata negli anni più recenti. Dal 2014 le imprese italiane hanno infatti cessato di rinnovare la sottoscrizione dei rischi sanitari delle strutture sanitarie pubbliche, mentre risultano attive nei confronti delle strutture private e del personale sanitario.

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Quanto alla raccolta premi, quelli relativi ai rischi delle strutture sanitarie pubbliche sono in costante diminuzione, mentre aumentano quelli relativi ai rischi del personale sanitario. Risulta al contempo in calo il numero di strutture pubbliche assicurate e in crescita quello delle unità di personale sanitario coperte dai rischi da r.c. medica (figura I.58b).
L’andamento dei premi raccolti per i rischi della sanità privata (e del numero di strutture
assicurate) non segue invece un trend regolare.
Il premio medio, calcolato su tutto il periodo 2010-2015, ammonta rispettivamente a
385.885 euro per le strutture pubbliche, 16.678 per quelle private e a 669 euro per il personale sanitario.

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I canali distributivi sono esclusivamente quelli delle agenzie e dei broker. Questi ultimi
operano prevalentemente nel settore dei rischi delle strutture pubbliche o private, con un ruolo marginale nella intermediazione dei contratti per il personale sanitario.
La gestione delle denunce nella r.c. medica si caratterizza per l’elevato numero di casi di
sinistri senza seguito e la relativa lentezza di liquidazione dei risarcimenti. I casi pagati a titolo definitivo, entro l’anno di denuncia, sono relativamente modesti e il valore liquidato in tempi rapidi è solo una frazione esigua del valore delle riserve. Queste ultime sono molto elevate sia per fronteggiare i costi futuri di eventi già denunciati ma ancora in fase di risoluzione sia in previsione di denunce future relative ad eventi già accaduti. Queste peculiarità del settore, misurate da fonti eterogenee, trovano conferma nei risultati dell’indagine. Solo il 26,6% delle denunce pervenute nel 2010 risultano a fine 2015 risarcite a titolo definitivo (tavola I.84).

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La quota diminuisce ulteriormente nel corso degli anni, per la lunghezza del periodo
necessario a definire e erogare completamente i rimborsi, che spesso richiede complessi
procedimenti giudiziari. In modo speculare, aumenta il numero di sinistri posti a riserva, pari al 78,2% di quelli denunciati nel 2015 (contro il 34,9% di quelli denunciati nel 2010). La quota di sinistri senza seguito si mantiene intorno al 40% fino al 2013; la sua flessione nel biennio successivo è attribuibile al lungo tempo richiesto per la corretta classificazione dei casi denunciati. Se si guarda alla somma dei rimborsi a titolo definitivo e delle riserve quale indicatore del costo dei sinistri denunciati in un dato anno, il contributo di queste ultime aumenta rapidamente man mano che le denunce diventano più recenti.

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I contratti per il rischio da r.c. medica si caratterizzano per la grande variabilità di
condizioni applicate. In particolare, sono molto ampi i divari tra minimi e massimi per le
franchigie e i massimali praticati nel 2015 (tavola I.85), che tendono ad essere superiori per i contratti riferiti alle strutture rispetto a quelli per il personale sanitario.

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I fattori di ostacolo per le imprese che hanno operato nel settore nel periodo 2010-2015
sono molteplici. Emergono preoccupazioni sull’incertezza relativa alla evoluzione
giurisprudenziale e a quella della quantificazione del rischio nel settore, che contribuisce a
renderlo poco profittevole. La carenza di efficaci politiche di gestione del rischio sanitario è un ostacolo meno rilevante, ma cresce la sua importanza per l’operatività nelle strutture pubbliche.

Come nella precedente rilevazione, non sembrerebbero un impedimento ad operare nel settore i requisiti di capitale richiesti da Solvency II.
Anche in risposta alle difficoltà di ottenere coperture assicurative a costi non elevati, le
aziende sanitarie e quelle ospedaliere si sono orientate verso la autoassicurazione. Questa forma di ritenzione del rischio in realtà si affianca alla sottoscrizione di polizze, che tipicamente garantiscono per le richieste di risarcimento superiori a una cerca soglia (autoassicurazione ibrida). Appositi fondi nello stato patrimoniale delle strutture, alimentati da accantonamenti annuali del conto economico, stanziano le risorse per l’autoassicurazione. Per il triennio 2012-2014, entrambe le poste risultano in forte crescita, mentre le spese per i premi diminuiscono (figura I.60). Liguria, Toscana e Basilicata sono le regioni con i minori esborsi per premi assicurativi in rapporto agli accantonamenti per autoassicurazione nel 2014.

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Nel 2014 tutte le regioni Italiane risultavano effettuare accantonamenti a fondi di
autoassicurazione, ad eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano e della Valle d’Aosta, che avevano adottato un modello puramente assicurativo (tavola I.86). Oltre la metà delle strutture del servizio sanitario nazionale iscrivevano in bilancio fondi per autoassicurazione. Il numero risultava più che raddoppiato rispetto al 2012. Tra le regioni più dinamiche in questa transizione si segnalano il Veneto e la Lombardia a Nord, l’Umbria e il Lazio al centro, la Sicilia e l’Abruzzo nel meridione.
Il passaggio a una gestione della r.c. medica basata sulla autoassicurazione rende necessario sia migliorare i sistemi di prevenzione e gestione del rischio sanitario sia rafforzare i sistemi informativi relativi agli incidenti sanitari. Allontanandosi dal modello completamente assicurativo di gestione dei sinistri, alcune regioni hanno effettuato notevoli investimenti in questa direzione. Ne è derivata una acquisizione di nuove competenze, nonché un miglioramento della soddisfazione degli utenti dei servizi sanitari. In futuro, al presidio degli aspetti organizzativi e medici della gestione del rischio clinico dovrà affiancarsi una maggiore capacità di valutare l’adeguatezza dei fondi di autoassicurazione dal punto di vista finanziario e attuariale.

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Fonte: IVASS, Relazione sull’attività dell’Istituto