di Francesco Ninfole
Lo Stato italiano potrà garantire le nuove emissioni di bond senior di banche solvibili, se si rivelerà necessario in caso di chiusura dei mercati. Ieri è arrivato il via libera della Commissione, che è valido fino al 31 dicembre 2016. Bruxelles ha precisato di non aspettarsi che lo strumento sia effettivamente utilizzato. Si tratta, come hanno poi sottolineato anche fonti del Tesoro, di uno schema che mette il governo in condizione di intervenire in caso di scenari avversi: una precauzione per essere pronti se i mercati peggiorassero. C’è ora una garanzia disponibile fino a 150 miliardi. Il via libera Ue segue il battibecco dei giorni scorsi tra il premier Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel. La partita non è però chiusa: risolta la questione della liquidità (comunque sostenuta da tempo anche dai rifinanziamenti della Bce) restano aperti due fronti: quello di una garanzia sugli aumenti di capitale e quello delle sofferenze. Perciò le trattative con Bruxelles (e con Berlino) andranno avanti nei prossimi giorni, innanzitutto riguardo a eventuali ricapitalizzazioni con garanzia pubblica per banche medio-grandi. Inoltre, riguardo ai non performing loans, si lavora al potenziamento di Atlante o alla creazione di un nuovo fondo specializzato nelle sofferenze. Lo sdoppiamento potrebbe invogliare l’ingresso di investitori privati interessati soltanto all’attività sulle sofferenze e non alle partecipazioni di capitale. Atlante ha già consumato 2,5 miliardi per gli aumenti di capitale delle banche venete: per le sofferenze restano solo 1,75 miliardi. Ulteriori risorse potrebbero arrivare dalla Sga (che ha liquidità per circa 500 milioni) e dalla Cdp (con contributo da valutare, visti i limiti d’azione della Cassa). La prima operazione del fondo gestito da Quaestio è attesa per luglio. Nei giorni scorsi Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo , ha stimato che Atlante, eventualmente rafforzato con la Sga, potrebbe assorbire un quarto delle sofferenze del sistema bancario italiano. Victor Massiah, amministratore delegato di Ubi Banca , ha invece ricordato ieri che «ci sono sicuramente tanti piccoli mattoncini che sono stati messi per il futuro, ma il problema è il passato». Per Massiah «il problema fondamentale sono i tempi di reimpossessamento dei beni, che oggi in media sono sui 7 anni. Ci sono tribunali che operano in tre anni, altri che operano in dieci anni. Con le nuove regole si può operare in tre anni e se riuscissimo avremmo immediatamente modificato la situazione».
Tornando allo scudo sulla liquidità, l’eventuale garanzia sarebbe in capo al Tesoro e avrebbe impatto sul debito e non sul deficit. Gli istituti dovrebbero pagare un costo per poterla attivare. La protezione sulla liquidità è consentita in alcuni casi specifici previsti dalla direttiva Brrd (all’articolo 32) ed è stata giudicata compatibile con la comunicazione della Commissione sugli aiuti di Stato nel settore bancario del luglio 2013. Lo schema è già in vigore anche in altri Paesi Ue. Intanto ieri i titoli bancari a Piazza Affari, dopo l’euforia per la notizia dell’ok Ue alla garanzia sulla liquidità, hanno poi rallentato e chiuso a Piazza Affari con un rialzo medio del 2,2%. (riproduzione riservata)
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