di Francesca Vercesi

VOTA 0 VOTI

E’ stata presentata ieri a Milano la quarta edizione dell’indagine Global Investor Pulse, che ha coinvolto 31 mila individui, di cui 2 mila in Italia. Ed è emerso che il consulente finanziario preferito dagli italiani continua a trovarsi in banca. La maggior parte degli intervistati (59%) preferisce rivolgersi a un consulente della banca, il 21% al private banker o al wealth manager, l’8% a un agente di assicurazione e l’11% al consulente indipendente. Tra tutti coloro che si affidano a un financial advisor, il 54% degli intervistati si dicono disponibili a a pagarne i servizi sotto forma di parcella, anche se la remunerazione che sono disposti a versare è bassa per un professionista, cioè attorno a 34 euro l’ora.

La maggior parte degli italiani (49%) investe in prodotti di liquidità, il 13% in obbligazioni, l’11% in azioni e il 9% nell’immobiliare, il 6% in strategie multi-asset e solo il 2% in strumenti alternativi. In Italia, inoltre, sono in aumento le persone che ricorrono al web per intraprendere decisioni di risparmio e investimento a lungo termine: la fascia di età 45-54 anni è quella che che fa più ricorso ai siti delle banche (37%), e allo stesso tempo, è quella che ricorre di meno a blog e social network (9%), contrariamente ai millennials, cioè le persone nate negli anni ‘80. Infine, la solita nota dolente: gli italiani che hanno iniziato a risparmiare in modo mirato per la pensione sono inferiori rispetto alla media europea (cioè 47% contro il 59% del resto d’Europa), sebbene siano meno di un quarto (23%) gli intervistati sicuri di percepire dal governo un reddito pensionistico sufficiente a soddisfare i propri bisogni futuri. Indietro rispetto alla media europea sono anche Francia e Spagna, dove il 52% e 50% delle persone hanno iniziato a accantonare risparmi in vista del pensionamento. I tedeschi e gli svedesi sono invece tra i risparmiatori più avveduti rispetto all’investimento a fini pensionistici (con una quota pari al 69%). A presentare l’indagine è stato Bruno Rovelli, chief investment strategist di BlackRock in Italia, che sul tema Brexit e crollòo delle borse ha detto che «il problema del sistema bancario europeo, se non sarà risolto, finirà per diventare una zavorra per la crescita economica. Risolvere questo, quindi, è prioritario. È importante che Brexit non diventi qualcosa di peggio.

Questo momento deve rappresentare un’occasione per affrontare i nodi irrisolti del sistema bancario». Il ciclo economico globale, secondo l’esperto, «è anemico per questioni strutturali, ovvero la bassa demografia e il forte rallentamento della produttività che è passata dal 2% a meno dell’1%. Oggi è inferiore ai tassi di espansione della media storica. La Brexit si tradurrà in uno choc regionale: il Regno Unito probabilmente entrerà in recessione nei prossimi 12-18 mesi, mentre la zona euro rallenterà in modo significativo». Gli investitori, secondo Rovelli, «in un mondo di politiche monetarie accomodanti vanno a cercare reddito, protezione e capitale da spendere durante la pensione. Per questo i corporate bond investment grade continueranno a essere supportati e il debito emergente in valuta locale (asset class sottovalutata nel biennio 2013-2015) torneranno a essere appetibili».
Fonte: logo_mf