Fondamentale il ruolo degli advisor legali nelle operazioni
Pagina a cura di Federico Unnia

Nel primo trimestre del 2016 è aumentata l’incidenza delle pmi (definite in base ai parametri dimensionali Ue) rispetto alle grandi imprese, fra le emittenti di minibond. Sono infatti ben 12 le pmi che hanno fatto ricorso allo strumento finanziario, mentre le grandi imprese sono state 3; le prime rappresentano dunque l’80% e le seconde il 20%.

In totale da inizio 2015 si possono distinguere 46 pmi emittenti (62% del campione) e 28 non-pmi (38% del campione.

In attesa di sapere se il settore risentirà di qualche contraccolpo in segiuito alla Brexit, è questo uno dei dati più significativi che emerge dallo studio condotto su 15 imprese censite dall’Osservatorio Mini-Bond del Politecnico di Milano, di cui lo studio legale Orrick è partner. uno studio, condotto prima della Brexit, il cui obiettivo è di studiare tematiche relative all’imprenditorialità e alla finanza d’impresa, con particolare riguardo agli effetti sull’innovazione, sulla competitività aziendale e sull’intero sistema economico.

L’indagine condotta ha preso in esame le imprese che hanno collocato titoli nei primi tre mesi dell’anno, per importi totali inferiori a 50 milioni di euro. Per quanto riguarda le emissioni, quelle censite durante l’anno 2015 il cui valore nominale risulta essere inferiore o uguale a 50 milioni di euro, risultano essere 76 mentre quelle osservate durante il primo trimestre 2016 risultano essere 20, che si aggiungono alle precedenti.

Confrontando i numeri rispetto alle imprese emittenti, si evince che 5 emissioni sono state fatte da imprese che già in passato si erano affacciate sul mercato.

Il flusso delle emissioni a partire da gennaio 2015 mostra che il periodo caratterizzato dal maggior numero di emissioni risulta essere il terzo trimestre del 2015 (25 emissioni) mentre quello caratterizzato da un minor numero di emissioni è il primo trimestre del 2015 (con 13 emissioni).

Il primo trimestre del 2016 ha visto quindi un buon incremento di emissioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (superiore al 50%).

Va sottolineato che il risultato è determinato anche dall’operazione di cartolarizzazione Hydrobond 2, organizzata dal consorzio veneto Viveracqua, che ha coinvolto 5 aziende pubbliche del servizio idrico integrato con altrettante emissioni di lungo termine, su 18 anni, destinate a finanziare interventi nelle infrastrutture.

Un’operazione simile era già avvenuta nel 2014 coinvolgendo 8 società dello stesso consorzio.

L’ammontare cumulato da inizio 2015 al fine marzo 2016 risulta essere pari a circa 800 milioni. Esattamente come previsto dall’Osservatorio, è continuata la crescita lineare delle emissioni, che hanno consentito di raccogliere nei primi tre mesi dell’anno ulteriori 172 milioni, in linea con i 626 milioni collocate in tutto il 2015.

Da segnalare che la cedola media delle obbligazioni analizzate che offrono una remunerazione fissa evidenzia un trend decrescente nell’arco degli ultimi cinque trimestri.

Questo aspetto – secondo lo studio – potrebbe essere dovuto da una politica monetaria sempre più accomodante da parte della Banca Centrale Europea, che ha portato alla consistente riduzione dei tassi interbancari.

In particolare, la remunerazione media nel primo trimestre 2015 si attestava intorno al 5,8% mentre nel primo trimestre 2016 si è fermata al 4,5% (una riduzione di 130 bps su base annua).

«Più che una ripresa si può parlare di una progressiva crescita del mercato, con un maggiore interesse delle pmi verso questo strumento rispetto al passato», spiega Giancarlo Giudici, professore associato di finanza aziendale al Politecnico di Milano – Dig School of Management e direttore scientifico degli Osservatori Entrepreneurship & Finance del Politecnico di Milano che include l’Osservatorio Minibond.

«La politica monetaria espansiva consente da una parte l’accesso al mercato del credito bancario a ottime condizioni per le imprese con rating migliore, dall’altra però esiste ancora una certa difficoltà per le imprese giudicate più rischiose; la ripresa economica per il momento è ancora selettiva e riguarda alcuni comparti produttivi; il vero nodo da sciogliere è come convincere le pmi italiane a investire in progetti di lungo termine».

Lo studio ha evidenziato come accadono alle nuove emissioni anche imprese che hanno già sperimentato questo strumento in passato. «Le ragioni sono diverse e riguardano innanzitutto l’opportunità di rinnovare i finanziamenti ottenuti – rollover -, a condizioni anche migliori rispetto a quelle del passato; inoltre riscontriamo che le pmi sono generalmente soddisfatte dell’esperienza e della visibilità ottenuta, ed essendo già conosciute dal mercato trovano più facile accedere ad altre risorse», aggiunge Giudici.

«L’Italia in questo momento rappresenta un punto di riferimento a livello europeo, dopo la ‘falsa’ partenza in Germania legata ai numerosi episodi di insolvenza e di default, legati anche alla scelta – io credo sbagliata – di consentire l’accesso a questa forma di investimento anche ai piccoli risparmiatori; lo sviluppo del mercato dei minibond ha inoltre consentito di ridurre in maniera consistente il gap rispetto agli altri paesi europei sulla dipendenza delle imprese industriali dal credito bancario», conclude.

Secondo Patrizio Messina, head of finance group di Orrick, «quanto emerge dal rapporto rispetto alla realizzazione di operazioni di emissione da parte di imprese che hanno già fatto ricorso a questo strumento sicuramente dimostra che le imprese, realizzata la prima operazione di emissione, assumono la consapevolezza della fattibilità, sia sotto il profilo normativo che sotto quello tecnico legale, di tali operazioni. La normativa è sufficientemente chiara da consentire, anche alle imprese che per la prima volta si affacciano al mercato dei Minibond con l’intento di realizzare un’operazione di emissione, di comprendere quali sono i vantaggi che la normativa offre alle imprese».

Cosa si potrebbe fare per semplificare ulteriormente gli adempimenti legali? «Ai fini della realizzazione di un’operazione di emissione di Minibond, gli adempimenti legali non sono onerosi e quelli attualmente previsti sono necessari per garantire, sotto il profilo legale, la tutela degli interessi delle parti coinvolte. Sicuramente, è necessario che l’operazione venga realizzata con l’assistenza ed il supporto di un advisor legale, la cui presenza ed il cui ruolo sono sempre in funzione della buona riuscita dell’operazione, soprattutto nell’interesse dell’impresa», conclude Messina.

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