di Anna Messia
C’è bisogno di iniziative per mettere in sicurezza l’equilibrio economico della gestione separata di Cassa Depositi e Prestiti, perché «gli andamenti macroeconomici e finanziari, in particolare la differente dinamica tra rendimenti degli impieghi e costo della raccolta postale, potrebbero provocare difficoltà a medio termine per Cdp». L’invito, autorevole, è arrivato dalla commissione parlamentare di vigilanza su Cdp, che il legislatore ha istituito proprio per tutelare la gestione separata.

Si tratta dell’area in cui confluiscono i risparmi degli italiani raccolti tramite la sottoscrizione di libretti di risparmio postale e buoni fruttiferi, distribuiti dalle Poste proprio per conto di Cdp e utilizzati poi dalla Cassa per svolgere la propria missione di sostegno al sistema economico italiano. Tale risparmio prevede la garanzia dello Stato, a differenza della gestione ordinaria di Cdp, cui fanno capo operazioni di raccolta ad hoc ed emissioni. Il fatto però è che negli ultimi anni «il tradizionale sistema Poste-Cdp ha subito consistenti modifiche per effetto del mutato contesto storico», osservano i parlamentari, accelerate dalla trasformazione societaria e dalla nuove missioni assegnate alla Cassa, oltre che dalla quotazione di Poste, sbarcata a Piazza Affari lo scorso ottobre con la vendita ai privati del 35,3% da parte del Tesoro.

Questi nuovi scenari «richiedono una verifica delle regole e delle condizioni applicate finora per valutarne la validità», spiegano dalla commissione presieduta dalla senatrice Cinzia Bonfrisco. E le questioni su cui riflettere sembrano essere più d’una. Le prime preoccupazioni arrivano dai dati di raccolta postale, che continua a calare per via dei bassi tassi dei titoli di Stato. Il 2015 ha confermato la contrazione. La raccolta netta, in particolare, è stata negativa per 9,9 miliardi rispetto ai -2,7 miliardi del 2014, a causa dei buoni fruttiferi che hanno perso 14 miliardi, mentre i libretti sono stati positivi per 4,1 miliardi. Non solo. Per la prima volta la raccolta netta di esclusiva competenza di Cdp è stata negativa per 4,2 miliardi, mentre la raccolta netta degli altri prodotti collocati da Poste lo scorso anno è stata positiva per 11,7 miliardi, rispetto ai +6 miliardi del 2014, grazie in particolare alla spinta delle polizze collocate da Poste Vita. Insomma, il problema non è nel tasso di risparmio degli italiani, che si mantiene elevato, ma nel calo di appeal dei libretti e soprattutto dei buoni, che potrebbe mettere a rischio l’equilibrio economico della gestione separata.

A fare i conti sono stati gli stessi parlamentari: in base all’accordo vigente tra Poste e Cdp, stipulato a fine 2014 e valido fino a tutto il 2018, Cassa corrisponde ogni anno alla società guidata da Francesco Caio una commissione pari allo 0,52 della giacenza complessiva. Per contro, la remunerazione del conto corrente di Tesoreria, sul quale confluiscono i flussi di raccolta in gestione separata non investiti da Cdp, ha subito una riduzione importante dei tassi d’interesse. La conseguenza è stata il disallineamento tra quest’ultima remunerazione, pari l’anno scorso allo 0,6%, e il costo complessivo del risparmio postale, che nel 2015 è stato del 2,5%, «da cui deriva un margine negativo previsto di 2,8 miliardi, non sostenibile nel medio periodo», osservano dalla commissione. Come se non bastasse, preoccupa anche l’andamento di alcune società partecipate da Cdp che in passato hanno contribuito all’andamento positivo dei risultati gestionali ma ora «per mutate condizioni di mercato, vedono molto ridursi il loro contributo al risultato di gestione di Cdp», si legge nella relazione. Del resto l’utile netto di gruppo della Cassa nel 2015 è stato negativo per circa 900 milioni per effetto della perdita di 8,8 miliardi conseguita da Eni , di cui Cdp possiede il 25,76%.

Che cosa fare per puntellare la gestione separata e continuare a dare certezza al risparmio degli italiani, che negli strumenti emessi dalla società presieduta da Claudio Costamagna hanno investito 252 miliardi di euro, più del 6% dei 4 mila miliardi dello stock complessivo di ricchezza? Cdp ha già avviato un processo di diversificazione dei canali e degli strumenti di raccolta, ma sarebbero utili anche altre manovre. L’azione da intraprendere è la ricerca di una «maggiore appetibilità del risparmio postale, che come strumento di risparmio per la clientela retail rappresenta un unicum nel mercato perché garantito dall Stato», suggeriscono i parlamentari, andando anche verso una diversificazione dei prodotti finanziari «attraverso nuove forme di collaborazione con il gruppo Poste». E magari passando anche per «la rivisitazione della convenzione con Poste». Ma sarà anche utile dare tempestiva attuazione, tramite un decreto, alle nuove disposizioni del Parlamento relative al conto corrente di tesoreria dedicato alla gestione separata. Disposizioni finalizzate a rettificare il disallineamento che si è venuto a creare tra rendimento e costo della liquidità depositata presso Cdp. (riproduzione riservata)
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