di Lucio Sironi
Titolo Azimut in forte calo ieri in borsa, dove ha ceduto il 9,4% a 14,3 euro, dopo la diffusione dei risultati del semestre, chiuso con un utile netto di 68 milioni rispetto ai 180 dello stesso periodo del 2015. Determinante il diverso andamento dei mercati nei due periodi, assai meno brillante nel 2016, con un contributo in termini commissionali ben differente. Significativo comunque l’apporto delle fee di performance, che è ammontato comunque a 46 milioni (131 nel primo semestre 2015). Per il resto i ricavi consolidati sono stati pari a 313 milioni (da 415 nel 2015), mentre la posizione finanziaria netta consolidata risultava positiva a fine giugno per 194 milioni rispetto ai 336,3 milioni a fine dicembre 2015, laddove però, nel frattempo sono stati pagati dividendi per 67 milioni, condotte acquisizioni all’estero per 28 milioni, mentre altri 70 milioni sono andati in acconti d’imposta, bollo virtuale e riserve matematiche. Sempre a fine giugno le masse gestite hanno raggiunto quota 32,6 miliardi, che arrivano a 39,1 comprendendo il risparmio amministrato e gestito da case terze.

La raccolta netta nei primi sei mesi dell’anno è stata di circa 3,4 miliardi, anche grazie al consolidamento delle masse di alcune jv estere che hanno contribuito per circa 1,3 miliardi, portando il peso delle masse fuori dall’Italia al 15% del totale. Sul fronte del reclutamento di consulenti finanziari e private banker il gruppo e le sue divisioni hanno registrato 75 nuovi ingressi, portando il totale a 1.615. In aumento i costi, sia di acquisizione di portafogli (da 149,4 a 160,8 milioni) sia generali e operativi (da 62,5 a 73 milioni), che però soprattutto nel primo caso, ha spiegato il presidente Pietro Giuliani, si giustificano con un picco di reclutamenti di nuovi consulenti conclusi negli ultimi due-tre anni, che destinati a riassorbirsi nei prossimi trimestri. «Concludiamo un semestre in miglioramento rispetto al trimestre precedente, nonostante un contesto che permane molto complesso e volatile. Stiamo investendo in risorse umane e tecnologiche e predisponendo una piattaforma di prodotti e servizi che non avrà eguali», ha aggiunto Giuliani, convinto, anche alla luce di una raccolta che in luglio supererà 900 milioni di euro, «di essere nella giusta direzione per avvicinarci agli obiettivi del piano industriale».

Da parte sua Giuliani sta per dismettere il ruolo di ad che aveva ricoperto finora, incarico che sarà ricoperto da Sergio Albarelli, dal 2000 direttore di Franklin Templeton Investment per il Sud Europa. «Sono solo dispiaciuto di non potere ancora disporre di un pianon di buy back per poter approfittare della debolezza del titolo in questa fase», ha detto Giuliani commentando l’andamento dell’azione a Piazza Affari. Confermata la distribuzione di una seconda tranche di dividendo (1 euro) tra ottobre e novembre.
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