Tutto rinviato a data da destinarsi. Quando l’avvio degli aumenti di capitale, propedeutici alla fusione a quattro Unipol- Premafin-Fonsai-Milano, sembrava pronto a partire lunedì, a sorpresa è stato rinviato a data da destinarsi. Questa volta, a ritardare l’operazione, non è stata una delle parti, ma la Consob, che, entro ieri mattina, doveva concedere le ultime autorizzazioni: l’approvazione del documento di registrazione, della nota informativa e della nota di sintesi relativi all’offerta; la stipula del contratto di garanzia con le banche aderenti al consorzio di garanzia entro il giorno antecedente l’avvio dell’offerta. Le due autorizzazioni non sono arrivate. La motivazione, per via informale, è giunta nel pomeriggio: una fonte interna alla Consob ha infatti precisato che, «a fronte di un’operazione complessa, come di prassi, sono necessari maggiori approfondimenti». La notte scorsa, il cda di Unipol aveva determinato le condizioni dell’aumento di capitale. Esso riguarderà un massimo di 1.099.648.083,50 (dei quali 666.225.378,00 per l’aumento del capitale sociale e 433.422.705,50 per la riserva sovrapprezzo azioni), mediante emissione di 422.851.420 nuove azioni ordinarie, offerte in opzione agli azionisti titolari di azioni ordinarie al prezzo di 2 euro, nel rapporto di 20 nuove azioni ordinarie ogni una già posseduta; di 260.456.660 nuove azioni privilegiate, offerte in opzione agli azionisti titolari di azioni privilegiate al prezzo di 0,975 euro, nel rapporto di 20 nuove azioni privilegiate ogni una privilegiata già posseduta. Il prezzo è stato determinato con uno sconto del 27,20% rispetto al prezzo teorico per le ordinarie e del 27,57% per le privilegiate. Stessa operazione aveva varato il cda di Fonsai, in vista dell’aumento da 1,1 mld, con la decisione di emettere 916.895.448 azioni ordinarie al prezzo di un euro per azione, di cui 0,435 euro a titolo di sovrapprezzo, nel rapporto di 252 azioni di nuova emissione per ogni azione ordinaria posseduta, per un controvalore massimo di 916,895 milioni. Il prezzo di emissione comporta uno sconto di circa il 24,7% sul prezzo teorico delle azioni ordinarie. Era stata prevista anche l’emissione di 321.762.672 azioni di risparmio di categoria B, da offrire in opzione ai soci titolari di azioni di risparmio di categoria A al prezzo di 0,565 euro per azione, nel rapporto di 252 azioni di nuova emissione per ogni azione di risparmio posseduta, per un controvalore massimo di 181,795 milioni. L’inattesa empasse non aiuta una rapida soluzione dell’intricata fusione, che si sta consumando da mesi. E i fi gli di Salvatore Ligresti, ormai in rotta con i cda societari, non mancano occasione per contestarne le decisioni e ribadire il loro favore per la soluzione Sator-Palladio. Dopo la bocciatura, giovedì, dell’aumento di capitale di Fonsai, da parte di Jonella e Paolo Ligresti, ieri lo stesso Paolo, attraverso la sua finanziaria Limbo invest, che detiene il 10% della holding Premafi n, ha fatto sapere di ritenere che il cda della holding «abbia, in primo luogo, stipulato senza suffi ciente ponderazione un contratto (l’accordo UgF) contemplante un’operazione complessa, irta di ostacoli, dai contenuti già in origine dubbi in merito all’effettiva realizzazione degli interessi della società e dei suoi azionisti». In secondo luogo, Limbo «osserva che il cda, lungi dal porre rimedio all’errore, ha poi caparbiamente insistito nel dare attuazione al predetto accordo senza valutare e considerare le varie offerte formulate da Sator-Palladio». Limbo invest ha poi attaccato frontalmente le banche, garanti dell’operazione, Mediobanca e Unicredit, accusandole di aver pilotato, fi n dall’inizio, l’intera operazione. Ieri, infi ne, si è tenuto il cda di Premafi n. Sul tavolo le richieste di convocazione dell’assemblea, avanzate sia da Paolo Ligresti (ordinaria, con revoca del cda), sia dal custode giudiziario, Alessandro Della Chà (straordinaria per esaminare il piano Sator- Palladio). Le richieste sono state accolte. © Riproduzione riservata