di Andrea Pira
Secondo Euler Hermes la Brexit avrebbe ripercussioni soprattutto sulla Gran Bretagna
Il 23 giugno si avvicina e così è sempre più urgente pesare non soltanto le intenzioni di voto, ma anche le ripercussioni dell’eventuale Brexit, qualora i britannici dovessero esprimersi per l’uscita dall’Unione europea, A scontare l’eventuale vittoria del sì sarebbero prima di tutto i britannici stessi. Secondo le ultime stime di Euler Hermes, l’uscita soft dall’Ue, ossia mitigata da un accordo di libero scambio (Fta), ridurrebbe le aspettative di crescita reale della Gran Bretagna di 2,8 punti percentuali tra il 2017 e il 2019 portando con sé 1.500 fallimenti aggiuntivi.

Senza il cuscinetto di un ulteriore accordo le ripercussioni sarebbero invece di -4,3 punti percentuali di crescita reale e perdite nelle esportazioni per 30 miliardi di sterline. L’impatto sarebbe più attenuato per la zona euro. A risentire del distacco di Londra sarebbero in prima battuta i Paesi Bassi, l’Irlanda e il Belgio. Effetti ci sarebbero anche su Germania e Francia.

Per l’Italia, sottolinea Ana Boata, economista di Euler Hermes «l’eventuale impatto della Brexit resterebbe moderato in quanto la Gran Bretagna pesa solo per il 5% del totale dell’export e riceve il 4% del totale degli investimenti». In termini di perdite sulle esportazioni, dato il possibile deprezzamento della sterlina dal 10 al 20%, si dovrebbero comunque avere effetti negativi sulle esportazioni italiane.

In totale, si prevedono 1,9 miliardi di euro di perdite sull’export di beni e servizi tra il 2017 e il 2019 nell’eventualità dello scenario peggiore. Le perdite maggiori saranno nei macchinari (-0,3 miliardi), nella chimica (-0,3 miliardi), nell’agroalimentare (-0,2 miliardi di euro) e nel tessile (-0,2miliardi di euro). «In termini di perdite sugli investimenti» sottolinea ancora Boata, «si potrebbero perdere fino a 600 milioni in caso di uscita senza Fta». L’impatto massimo sarebbe dello 0,2% della crescita reale del pil. (riproduzione riservata).
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