di Luisa Leone

Avrà una corsia preferenziale per i piccoli risparmiatori l’ipo di Poste Italiane. Lo prevede il decreto che definisce i criteri per la privatizzazione della società, che dovrebbe approdare oggi in Consiglio dei ministri per la sua definitiva approvazione. Il primo via libera è arrivato lo scorso 24 gennaio (quando al governo c’era la squadra di Enrico Letta) e ora dopo i pareri, non vincolanti ma obbligatori, espressi da Camera e Senato, il provvedimento tornerà all’attenzione del Cdm.

E proprio per accogliere uno dei suggerimenti arrivati dal Parlamento la nuova versione del decreto, per il resto praticamente identica alla precedente, introduce un quarto comma all’unico articolo di cui si compone il provvedimento. Un’aggiunta voluta proprio per specificare che l’ipo prevederà dei particolari vantaggi per gli investitori retail, correntisti di postali e non solo, come era stato richiesto dalla commissione Lavori Pubblici del Senato. «Al fine di favorire la partecipazione all’offerta del pubblico indistinto dei risparmiatori, ivi inclusi i titolari dei conti correnti postali, e la conseguente massima diffusione dell’azionariato, potranno essere previste per gli stessi, nell’ambito dell’offerta, forme di incentivazione, anche differenziate, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione, in termini di prezzo e/o di priorità in sede di assegnazione», recita il decreto. E la relazione illustrativa che lo accompagna chiarisce che queste forme di incentivazione potrebbero concretizzarsi, per esempio, in una bonus share maggiorata ma anche in una corsia preferenziale nel riparto, in caso in cui la domanda di azioni dovesse superare l’offerta. Confermati anche i vantaggi per i dipendenti di Poste, che potrebbero ottenere anch’essi una bonus share maggiorata ma anche vedersi riservate apposite quote delle azioni in vendita e la messa a disposizione di apposite modalità di finanziamento. Insomma, anche se, come si legge nel decreto, l’ipo del gruppo sarà destinata anche agli investitori istituzionali (italiani e stranieri), sembra già un’operazione a misura di cassettista. D’altronde il fatto che i piccoli risparmiatori siano incuriositi dalla privatizzazione è testimoniato dalle richieste di informazioni che i clienti hanno già iniziato ad avanzare agli sportelli postali. Comunque di certo c’è che sul mercato finirà al massimo il 40% del gruppo, come prevede il decreto, e che l’obiettivo del governo è di far debuttare la matricola entro la fine dell’anno. Intanto però il passaggio di consegne ai vertici della società, ora guidata dall’amministratore delegato Francesco Caio e dalla presidente Luisa Todini, ha rallentato la scelta delle banche per il collocamento, che avrebbe dovuto essere ufficializzata nei giorni scorsi. Insomma per arrivare all’ipo il cammino è ancora lungo ma visto che il Tesoro si attende un incasso di circa 4 miliardi di euro dall’operazione, da destinare all’abbattimento del debito pubblico, è prevedibile che si farà di tutto per rispettare i tempi. Infine, oggi in Consiglio dei ministri dovrebbe ottenere il via libera definitivo anche il decreto per la privatizzazione dell’Enav, di cui finirà sul mercato il 49% e dalla cui vendita il governo conta di raccogliere circa 1 miliardo di euro. (riproduzione riservata)