di Giuliano Castagneto

L’amministratore delegato, Federico Ghizzoni, e i top manager di Unicredit rinunciano alla retribuzione variabile legata ai risultati della banca, che pure ha chiuso il 2012 in utile per 865 milioni di euro, «considerate le condizioni del quadro generale».

Lo hanno reso noto i vertici del gruppo al cda, che ieri ha esaminato le valutazioni del Comitato remunerazioni. Il consiglio, si legge in una nota, ha confermato «il giudizio positivo sulla performance del top management già espresso dal comitato remunerazione e ha sottolineato il pieno apprezzamento per i risultati del 2012 malgrado una congiuntura particolarmente difficile». Il cda di Unicredit ha deliberato di riconoscere solo al resto del personale del gruppo il pagamento dei bonus, che sarà ridotto di circa il 50% per i primi 115 dirigenti del gruppo. Oltre l’80% degli incentivi sarà differito negli anni successivi e sarà soggetto a ulteriori condizioni legate alla performance. Sempre ieri la stessa banca, nell’ambito dell’offerta pubblica volontaria di riacquisto parziale di alcune emissioni obbligazionarie, per un importo nominale massimo di 3,5 miliardi di euro, ha comunicato in una nota che a partire dall’inizio del periodo di adesione (cioè l’8 aprile 2013) e fino al 10 aprile, l’istituto di credito milanese ha ricevuto adesioni per un valore nominale complessivo di 3.17 miliardi di euro.
 

Alla luce delle adesioni pervenute, i vertici di Unicredithanno deciso di chiudere anticipatamente l’offerta. Nel frattempo si è saputo che Bank Austria, controllata austriaca di UniCredit, cui fanno capo le attività nell’Europa centro-orientale, dovrà rimborsare 254 milioni allo Stato tedesco per effetto della sentenza di un’Alta Corte svizzera sullo scandalo dei fondi scomparsi 20 anni fa da due ditte commerciali della ex-Ddr. Secondo Bank Austria, accantonamenti per tale contenzioso sono già stati fatti in passato e «l’onere aggiuntivo sul conto economico dovrebbe essere di circa 70 milioni nel 2013». Bank Austria ha anche annunciato di avere presentato ricorso contro la sentenza presso un tribunale tedesco. Una prima sentenza emessa l’anno scorso a Zurigo, a favore dell’ex-Treuhandanstalt, la società statale che ha curato le privatizzazioni nella ex-Ddr, è stata confermata dal Tribunale confederale di Losanna. La somma iniziale era di 128 milioni, cui si sono aggiunti interessi annui del 5% dal giugno 1994. Il caso riguarda i fondi stornati da Bank Austria, allora Oesterreichischen Laenderbank, da due società della ex-Ddr a una controllata in Svizzera. Dopo la caduta del Muro di Berlino, il socio di maggioranza, Rudolfine Steindling, nel frattempo deceduta, si era fatta versare ingenti somme dai conti svizzeri della banca senza avere il necessario via libera della Treuhandanstalt, come stabilito nella sentenza del tribunale di Zurigo. (riproduzione riservata)