Di Laura Magna

Buio sulle assicurazioni europee. Schiacciate tra Solvency 2 e in Italia, dalla necessità di aderire alle previsioni dell’articolo 36 del decreto Salva Italia sulle doppie nomine, le compagnie arrancano anche sul listino. E all’orizzonte non si scorge il sereno. Anche l’analisi tecnica, per cui pure è possibile un rimbalzino, vede nero sul settore in Europa. Mentre in Italia il ramo danni potrebbe essere aiutato dall’altro decreto Monti, quello sulle liberalizzazioni, favorevole alle società più esposte all’RcAuto, ovvero Fonsai, Milano Assicurazioni, Unipol e Vittora Assicurazioni. Queste le previsioni contenute in un report di Equita i cui analisti si dicono in favore «di alcune norme contenute nel decreto per scongiurare le frodi, come l’abolizione del risarcimento di danni fisici di lieve entità, non evidenti dall’esame diagnostico», che trainano al rialzo i premi delle polizze italiane, ben al di sopra della media europea. «Tuttavia il nostro giudizio su Unipol, Fonsai e Milano è neutral, per via delle incertezze che caratterizzano le relative vicende (vedere articolo a pag. 11) – specifica il broker – buy invece su Vittoria Assicurazioni: un giudizio che abbiamo aumentato di recente e senza considerare l’impatto della riforma». 
SOLVENCY 2. Uno dei fattori di maggior incertezza in ambito europeo resta la normativa Solvency 2, «una forza che avrebbe potuto imprimere una cambiamento benefico all’industria – secondo Jon Hocking, analista di Morgan Stanley – se la strada all’implementazione non fosse stata tanto lunga e tortuosa. Il processo è stato rallentato dalla mancanza di consenso politico e industriale a causa dell’impatto negativo che avrebbe avuto su alcuni prodotti assicurativi – trend che è stato esacerbato dalla crisi del credito e da tassi di interesse ai minimi». Così Solvency 2 rischia di fallire l’obiettivo. «Le nuove regole sull’accantonamento prudenziale del capitale entreranno in vigore il primo gennaio 2014 – afferma Hocking – ma ci sono almeno tre rischi connessi: un avvio morbido per accontantare gli stakeholder che stanno facendo lobby; possibili variazioni nazionali e la perdita di molti vantaggi che erano contenuti nella versione originale. Vincitori risulteranno gli assicuratori non-vita e i riassicuratori forti e ben diversificati». Insomma la direttiva sulla solvibilità delle assicurazioni rischia di essere molto meno rivoluzionaria del previsto. «In particolare, non ci sarà nell’immediato l’aumento dell’M&A con i player più piccoli che vengono inglobati in quelli di maggiori dimensioni e più solvibili», spiega ancora Hocking. 

IL PESO DEGLI INTANGIBILI. Incertezza normativa a parte, sulla futura profittabilità del settore si addensano nubi dal nome di intangibili. Avviamenti, costi delle acquisizioni che vengono differiti a bilancio (i cosidetti Dac) e valore dei business acquisiti (Voba) rappresentano in media il 62% del book value e sono «sotto pressione – secondo Andy Broadfield, analista di Barclays – a causa dei bassi tassi di interesse, della bassa crescita dell’economia e della aumentata competizione da parte delle banche». Da questo punto di vista Prudential (overweight per il broker) e Axa stanno per adottare le regole Gaap che ridurranno l’ammontare dei Dac a bilancio e anche l’equity in mano agli azionisti. «Aegon deve ancora decidere, mentre Allianz e Aviva dovrebbero mantenere lo status quo – continua Broadfield – Gli avviamenti non rappresentano in grosso problema, mentre il Voba potrebbe pesare su Phoenix e Resolution. I nostri top pick in Europa sono Prudential, Swiss Re e Vienna Insurance group. Axa rischia di essere la più sottopressione con 1,167 miliardi di imparment nel bilancio 2011». Tuttavia per la francese il contesto finanziario è stato particolarmente di supporto nel primo trimestre del nuovo anno. «Il recente, sebbene ancora modesto, aumento dei tassi a lungo termine americani ha determinato una minore pressione sul bilancio e sul business model negli Stati Uniti – spiega a B&F Thomas Jacquet, analista assicurazioni di Exane Bnp Paribas – Riteniamo che il gruppo sia attualmente in una fase di de-risking. E ci aspettiamo ulteriori operazioni per migliorare la posizione cash e la gestione del capitale. Il miglioramento delle condizioni di mercato ci rende più confident sui risultati previsti dal gruppo. E crediamo che il secondo trimestre potrebbe fornire un contributo positivo in tale senso. Inoltre, va sottolineato che il titolo scambia attualmente con uno sconto del 16% rispetto al settore». Bnp Paribas vede rosa anche su Allianz «uno dei nostri player preferiti nel settore assicurativo – continua Jacquet – che ha sorpreso positivamente il mercato sui profitti di gestione con reddito operativo superiore di 100 milioni di euro alle attese grazie, ancora una volta, al contributo dell’asset management. E il ruolo di tale branch ha portato il gruppo ad annunciare una guidance per il 2012 superiore di 200 milioni rispetto al 2011. La società gode, inoltre, di un bilancio robusto e dovrebbe aumentare l’esposizione all’equity, al real estate e agli asset fisici. Una scelta in netto contrasto con quella di numerosi competitor che si trovano ancora in una fase di de-risking». 

DANNI ALL’ITALIANA. Quanto all’Italia, se, dal punto di vista borsistico, le società esposte all’Rcauto (Fonsai e Vittoria in prima linea) potrebbero beneficiare delle novità citate all’inizio, Generali, sbilanciata sul ramo Vita e molto diversificata geograficamente resterebbe fuori dai giochi. «La società – sostiene Niccolò Dalla Palma, analista di Exane Bnp Paribas – ha un debito subordinato di 6,6 miliardi e un debito finanziario senior di 5,6 miliardi, per un leverage ratio del 41%. Allo stadio attuale trovare il giusto equilibrio fra dividendi, grado di buyout in Europa e vendite potenziali di asset rappresenta la sfida chiave per il gruppo». Una sfida che diventa ancora più importante se si tiene conto che Solvency I ratio è debole rispetto ai peer (132% a inizio marzo) e che l’obiettivo di 140% entro il 2014 mantenendo un payout ratio del 40% riposa nella vendita di asset potenziali e, se necessario, nel coinvolgimento di un partner nel buyout di Generali-Ppf (atteso per metà 2014). Nel lungo termine un driver chiave per la crescita degli utili nel ramo vita è la crescita delle riserve tecniche. Sin dal 2005 le riserve sono cresciute da 221 a 317 miliardi nel 2011, con il 2009 e il 2010 eccezionali in termini di raccolta netta. «Una crescita – spiega Dalla Palma – che non può essere stimata nei prossimi anni. In Francia la vittoria di Hollande potrebbe determinare una crescita delle imposte sul Livret A e la tassazione dei prodotti assicurativi vita come prodotti di reddito. Mentre in Italia l’aliquota unica al 20% ingloba i prodotti di assicurazione sulla vita prima tassati a 12,5%. Tali considerazioni ci portano ad avere una view cauta su Generali che dovrebbe registrate profitti operativi di 2,7 miliardi nel 2012 pari ad una crescita del 2%-3%». Infine, su Unipol, tenuto conto dei risultati netti del 2011, «abbiamo rivisto al rialzo i profitti netti per il 2012 in modo che riflettano in modo più fedele i risultati nel ramo danni – conclude Dalla Palma – Nonostante ciò non va dimenticato il potenziale di diluizione derivante dall’aumento di capitale previsto».