di Andrea Di Biase

La decisione dell’Ivass di sospendere i termini per il rilascio del nulla osta al piano di fusione tra Unipol e Fondiaria-Sai, a fronte della necessità di procedere a ulteriori accertamenti sugli attivi e sulle riserve delle due compagnie, non sembra preoccupare più di tanto gli analisti sul buon esito dell’operazione.

Nonostante nella seduta di ieri il titolo Unipol abbia perso il 2,86% a 1,76 euro e FonSai abbia ceduto l’1,26% a 1,23 euro performando peggio del mercato (-0,89% il Ftse Mib), gli esperti di Equita ritengono comunque «molto remota» l’ipotesi di una bocciatura dell’operazione da parte della nuova autorità di vigilanza. La notizia di un allungamento dell’iter autorizzativo (la decisione dell’Ivass sospende infatti il termine di 120 giorni, che decorreva dai primi di gennaio) rende comunque ulteriormente intricata la strada verso la piena integrazione tra i due gruppi. Nei prossimi giorni sono in agenda alcuni appuntamenti assembleari il cui esito potrebbe avere ricadute dirette sull’operazione. Giovedì a Bologna i soci di FonSai eMilano Assicurazioni dovranno esprimersi sulla proposta di azione di responsabilità verso i componenti della famiglia Ligresti e gli amministratori e i sindaci della passata gestione. Scontato il via libera nell’assemblea della Milano, dove il voto sarà espresso direttamente dal commissario ad acta, Matteo Caratozzolo, c’è invece forte attesa per conoscere quale sarà la posizione di Unipol nell’assemblea di FonSai. Il gruppo guidato da Carlo Cimbri si è infatti impegnato a non votare azioni legali nei confronti di amministratori e sindaci a eccezione di coloro che, come i Ligresti, hanno avuto il ruolo di azionisti rilevanti di Premafin. Il 26 marzo si riuniranno invece i portatori di azioni di risparmio della Milano (anche se in questa occasione non saranno ancora chiamati a pronunciarsi sulla fusione) e di azioni rnc di categoria A di FonSai. Questi ultimi dovranno esprimersi sulle delibere dell’assemblea straordinaria della compagnia che lo scorso giugno ha dato l’ok l’aumento di capitale da 1,1 miliardi, le cui condizioni sarebbero state sfavorevoli agli azionisti di risparmio. (riproduzione riservata)