L’IVASS avvia un’indagine sulle “polizze vita dormienti”, dopo un confronto preliminare con le Associazioni dei consumatori e l’industria assicurativa.

Si tratta delle polizze vita che non sono state liquidate ai beneficiari e che giacciono presso le imprese, già prescritte o in attesa della prescrizione. Possono essere polizze per il caso di morte dell’assicurato, della cui esistenza i familiari non erano a conoscenza, oppure di polizze “di risparmio” giunte a scadenza e non riscosse per vari motivi.

Oggi i diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in dieci anni; oltre tale termine le somme sono devolute dalle compagnie al Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la CONSAP. Il fenomeno delle polizze vita dormienti è al centro dell’attenzione a livello internazionale.

L’indagine IVASS si propone di rilevare primi dati sulla ampiezza del fenomeno e sui processi adottati dalle imprese per accertare l’eventuale decesso degli assicurati e rintracciare i beneficiari.

L’Istituto di Vigilanza sottolinea però anche la necessità di modifiche legislative. Oggi in Italia l’unico strumento (privato) per provare a verificare se un familiare deceduto aveva stipulato una polizza vita è rappresentato dal servizio “Ricerca coperture assicurative vita” dell’ANIA.

Un primo passo da compiere sarebbe prevedere che le imprese di assicurazione abbiano accesso alla istituenda Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) e siano tenute a consultarla almeno una volta l’anno per verificare i decessi degli assicurati e attivarsi verso i beneficiari. In Francia una legge simile ha consentito di portare alla luce 5 miliardi di somme dormienti.

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