di Andrea Montanari
Domani il cda di Intesa si riunisce per valutare i conti del 2016, ma una disamina dell’eventuale operazione straordinaria per la conquista della compagnia assicurativa è possibile, anche se è escluso che si arrivi a una decisione finale. Gli advisor (Ubs, studio Pedersoli e McKinsey) stanno ancora valutando le opzioni sul tavolo. E se il business plan, elaborato dalla società di consulenza è pronto da mesi, il focus sarà tutto sull’eventuale modalità di scalata al Leone di Trieste. Il mercato si aspetta un’offerta pubblica di scambio secca, anche se c’è chi sostiene che alla fine, nel caso dovesse davvero scattare l’operazione, la banca guidata da Carlo Messina dovrà mettere sul piatto anche una parte cash: opzione che però potrebbe andare a intaccare i ratio patrimoniali dell’istituto.

E mentre il mercato si interroga sulla fattibilità del deal, inizia a prendere sempre più forma un’opzione che era già trapelata nelle scorse settimane, anche perché messa nero su bianco dai vertici di Intesa nel comunicato che confermava l’interesse per le Generali . Ovvero, il coinvolgimento di un partner internazionale. L’identikit è quello del colosso tedesco Allianz . Anche perché si dice che la mossa di Intesa sia stata pensata per stoppare sul nascere le eventuali mire di Axa .

Ma come si potrebbe definire l’asse Intesa -Allianz ? «Se si farà l’operazione, l’unica soluzione è lo spezzatino delle Generali », dicono due fonti vicine al dossier. «Gli asset esteri finirebbero ad Allianz , mentre le attività italiane, asset management incluso, resteranno nel perimetro della banca». In tal senso non va trascurato il ruolo di Sergio Balbinot, a lungo top manager della compagnia triestina con delega proprio sui business internazionali del Leone che dunque conosce alla perfezione, e da due anni membro della direzione di Allianz , nonché responsabile delle attività in Francia, Benelux, Italia, Grecia, Turchia, Medio Oriente, Nordafrica e India. Ieri, sono usciti allo scoperto gli agenti Generali contrari all’acquisizione da parte di Intesa , paventando la distruzione di «un’azienda italiana fiore all’occhiello del Paese». Ma i piani di Ca de Sass sono diversi: il management è al lavoro su un progetto che mira alla valorizzazione del ruolo degli agenti nella nuova combinazione.

Sul possibile merger è intervenuto anche il neo presidente di Fondazione Crt, che ha l’1,26% di Trieste: «È una partita apertissima, è difficile immaginare come finirà». «Se ci sarà l’offerta di Intesa », ha aggiunto il segretario generale della Fondazione Massimo Lapucci, «la valuteremo.Abbiamo una partecipazione di tutto rispetto, una volta che sara’ più chiaro lo scenarioavremo più elementi per decidere». Advertisement