di Anna Messia
Gli arbitri sono già stati nominati e tra qualche giorno è atteso il primo confronto tra Carige e il fondo Apollo, che riguarderà esclusivamente i termini della partnership commerciale. L’appuntamento promette di essere interessante, visto che la banca ligure guidata da Guido Bastianini ha deciso di chiedere l’avvio di un arbitrato per sciogliere anzitempo l’accordo bancassicurativo che la lega ad Amissima Vita e Amissima Danni, società entrambe rilevate dal fondo Apollo a fine 2015 per 310 milioni di euro.

I patti firmati poco più di un anno fa prevedono in particolare che le compagnie debbano avere accesso agli sportelli della banca per collocare polizze Vita e Danni almeno per dieci anni. Si tratta di un legame rinnovabile per ulteriori dieci anni e per esclusiva volontà dell’assicurazione. In pratica la partnership è destinata a durare vent’anni e i nuovi vertici della banca presieduta dall’ex presidente della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro considerano inique le condizioni. Proprio come il corrispettivo di 310 milioni pagato dal fondo di private equity americano. Su quest’ultimo aspetto, come noto, è stata intentata una causa dalla banca, che ha chiesto danni al precedente management dell’istituto e ad Apollo per un totale di 1,25 miliardi di euro, di cui 400 milioni riguardano appunto la cessione delle compagnie. La prima udienza è stata fissata per maggio ma con ogni probabilità saranno gli arbitri a dover affrontare per primi la complicata questione, anche se solo per quanto riguarda i termini dell’accordo distributivo.

Intanto, nonostante il clima ai piani alti resti teso, le compagnie assicurative, che da fine 2016 sono guidate da Alessandro Santoliquido (ex direttore generale di Sara Assicurazioni), continuano a crescere. Il bilancio 2016 di Carige , chiuso con una perdita di 297 milioni, ha mostrato una crescita dei prodotti di bancassurance dell’8,3% e un incremento nel quarto trimestre delle commissione nette che provengono dalle polizze, nonostante il difficile momento dell’istituto, che sta lavorando pancia a terra per evitare un pesante aumento di capitale. La banca aveva già fatto sapere nei mesi scorsi di essere fiduciosa di riuscire a rispettare gli obiettivi commerciali condivisi con la compagnia e di fatto le riserve totali Vita sono cresciute di 500 milioni tra nuova produzione e rivalutazione delle riserve 2015, mentre la nuova produzione 2016 è risultata in calo, anche se di poco, rispetto all’anno precedente.

Ma nonostante i traguardi commerciali raggiunti gli avvocati in questi mesi hanno visto crescere il lavoro. A fine 2015 è stata Apollo a chiedere indennizzi alla banca per 12,5 milioni di euro, in quanto Amissima ha fatto valere la garanzia che era stata prestata da Carige sulle riserve Danni relative ai sinistri precedenti il 2013, che si sono rivelati più alti del previsto. La banca ha però deciso di rifiutare l’indennizzo e in tutta risposta la compagnia ha fatto leva sul finanziamento quinquennale che era stato concesso dall’istituto al momento del closing sul 25% dell’importo pagato per rilevare le due assicurazioni.

Insomma, la questione si è fatta sempre più complicata e la stessa Amissima Vita ha dovuto cambiare in corsa i suoi piani. Alla fine del 2016 la compagnia ha deliberato la riduzione del capitale sociale da 124,8 a 50,4 milioni di euro con l’obiettivo di ottimizzare la struttura del capitale. I piani avrebbero potuto prevedere, per esempio, un’emissione subordinata, ma la richiesta del maxi-risarcimento di Carige ha bloccato la macchina e ostacolato anche eventuali piani di sviluppo della compagnia con altre banche. Ora il confronto è destinato a entrare nel vivo. (riproduzione riservata)

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