È una sentenza con il botto la nuova pronuncia della Suprema Corte che ha rovesciato completamente il metodo di liquidazione delle polizze per il caso morte a favore degli eredi beneficiari.

La Corte di Cassazione con innovativa sentenza, ha mutato radicalmente l’orientamento costante della giurisprudenza in materia.
Fino alla citata pronuncia, infatti, la ripartizione del capitale per il caso morte a favore dei beneficiari indicati quali eredi legittimi o testamentari, veniva eseguita non sulla scorta dei crismi che regolano la successione ereditaria, ma per quote uguali in base dell’assunto che il beneficiario è titolare di un diritto autonomo che trae origine del contratto assicurativo e che l’indicazione in polizza del termine eredi aveva l’esclusiva funzione di individuare/identificare chi erano i soggetti beneficiari al momento del decesso del contraente.
Vedremo nel prossimo futuro se la dottrina lancerà i suoi strali oppure si incamminerà per il sentiero tracciato dal Giudice di legittimità.

Il fatto
Caio contrae una polizza vita e indica quali beneficiari gli eredi legittimi.
Alla morte di Caio risultano quali eredi la moglie (Tizia) e i due nipoti – figli della sorella di Caio a lui premorta – i quali in tal veste succedono alla madre per rappresentazione.
La compagnia, verificata la qualità di eredi legittimi, liquida il capitale ripartendolo in tre quote uguali.
Tizia ritiene che la modalità di suddivisione sia errata perché la compagnia avrebbe dovuto attribuire a lei la metà del capitale e la restante metà tra i due nipoti considerato che, pur in presenza dell’istituto della rappresentazione, era la loro madre il soggetto da qualificare in termini di polizza quale erede del de cuius.
Il Tribunale di Bassano del Grappa rigetta la domanda sull’assunto che la suddivisione non deve
essere effettuata per stirpi, ma per quote eguali e ugualmente si pronuncia la Corte d’Appello di Venezia sul gravame interposto da Tizia.
La vicenda approda alla Suprema  Corte con l’esito che sappiamo.

Bianca Pascotto analizza la pronuncia della Corte nell’articolo di ASSINEWS 272, febbraio 2016.