di Paola Valentini

Nonostante i crolli dei mercati azionari delle prime settimane dell’anno, il 2016 è iniziato con una raccolta positiva di 6,1 miliardi per l’industria del risparmio gestito, anche se in netto rallentamento rispetto a dicembre (10,9 miliardi) a causa della brusca frenata dei fondi comuni che hanno più che dimezzato le risorse in ingresso rispetto ai 2,9 miliardi di dicembre.

Il patrimonio totale, a causa dei cali sui mercati, è sceso a 1.814 miliardi, dai 1.834 miliardi di fine 2015.

Dalla mappa mensile di Assogestioni emerge che a gennaio nei fondi comuni aperti sono confluiti 1,2 miliardi a fronte dei circa 3 miliardi messi a segno ogni mese da settembre 2015 in avanti. Se la tendenza sarà confermata, e molti analisti propendono per questa ipotesi, sarà complicato quest’anno per l’industria italiana del risparmio gestito ripetere lo stesso exploit del 2015 e del 2014 chiusi con flussi netti pari a 141,7 miliardi e 133,7 miliardi, i migliori risultati di sempre. Nei 12 mesi del 2015 la raccolta netta dei soli fondi è ammontata a 94,3 miliardi, ma negli ultimi mesi del 2015 si è assistito a un rallentamento della loro raccolta dopo un periodo di forte boom sostenuto dalla spinta commerciale delle banche che hanno trovato nel risparmio gestito una miniera d’oro per compensare il calo delle commissioni nell’attività creditizia tradizionale. A cavallo della scorsa estate, con il ritorno della volatilità sui mercati che ha penalizzato i rendimenti di molti prodotti gestiti, i flussi nei fondi hanno subito un forte ridimensionamento, culminato col dato del mese scorso in concomitanza con la forte crisi delle borse. E nel frattempo è diminuito il ritmo di uscite dei risparmiatori dai titoli di Stato, un rallentamento peraltro fisiologico dopo il boom di riscatti post 2012.

Anche sul fronte della raccolta delle gestioni istituzionali la raccolta è in diminuzione (4,89 miliardi) rispetto a dicembre anche se c’è da considerare che quest’ultimo dato (7,5 miliardi) era stato influenzato dall’exploit del mese (dovuto ai mandati del gruppo Generali ); in realtà il 2016 vede dunque una raccolta in linea con il 2015 e il 2014 (rispettivamente 46 e 41 miliardi).

Quanto ai fondi aperti, nonostante la forte correzione delle borse, si registra a sorpresa una raccolta positiva per i prodotti azionari che hanno chiuso il mese a quota 321 milioni. Un segnale di fiducia verso l’equity da parte di chi ha voluto approfittare della discesa delle quotazioni per aumentare l’esposizione. Ma c’è anche chi ha scelto la via della prudenza dato che i fondi monetari nel mese hanno segnato flussi per 1,7 miliardi (-166 milioni a dicembre) e a gennaio sono stati quindi la categoria con la raccolta maggiore prendendo il testimone dai flessibili che per tutto il 2015 sono stati i protagonisti indiscussi dei flussi: a gennaio la loro raccolta di questi ultimi si è fermata a 801 milioni (1,599 a dicembre). Di contro i fondi obbligazionari hanno archiviato gennaio in rosso per 1,8 miliardi (489 milioni a dicembre), mentre hanno tenuto la rotta i bilanciati (263 milioni a fronte dei 492 milioni di dicembre).

Sul fronte della nazionalità dei fondi, i comparti di diritto italiano finiscono in rosso (-531 milioni), mentre sono in attivo per 1,7 miliardi i prodotti di diritto estero. Tra le società che hanno raccolto di più nel mese si segnalano il gruppoGenerali (3,2 miliardi di cui 1,89 miliardi nei fondi aperti e 1,3 miliardi nelle gestioni di portafoglio istituzionali), segue Anima Holding con una raccolta di 3,7 miliardi influenzata però dalla presa in carico dei mandati di gestione di tre fondi delle Poste italiane per masse per circa 1,7 miliardi prima gestiti da Pioneer Investments Management che non a caso registra una raccolta negativa (2,2 miliardi). In linea il gruppo Intesa Sanpaolo che a gennaio ha ottenuto 685 milioni di cui 669 riferiti a Eurizon Capital. Tra gli esteri si segnala il rosso della raccolta di Franklin Templeton (-619 milioni), di M&G (-370 milioni) e di Invesco (-324 milioni). Mentre tra le quotate, a parte Anima, il gruppo Mediolanum e Azimut hanno chiuso il mese in positivo (rispettivamente 157 milioni e 322 milioni). (riproduzione riservata)

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