di Giuseppe Di Vittorio  

La Tobin tax mette l’acceleratore. Vittorio Grilli, ministro dell’economia ha infatti firmato il decreto attuativo della Tobin tax. Ora il testo dovrà passare alla Corte dei conti per la registrazione e da lì arriverà in Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione e l’entrata in vigore. La Tobin Tax entrerà in vigore venerdì prossimo 1° marzo per le azioni, mentre per i derivati si parte a luglio. Per gli intermediari finanziari, che lavoreranno come sostituto di imposta si tratterà di una corsa contro il tempo: le transazioni sono migliaia e l’imposta va gestita con dei software complessi. I tempi per la programmazione sono ultra ristretti. Il decreto attuativo è all’insegna della semplificazione. Le ultime novità riguardano i derivati più complicati come cw, opzioni su azioni e certificati. La base imponibile per questi strumenti sarà il controvalore trattato. Sempre in tema di semplificazioni, il ruolo della società di gestione accentrata è stato confermato rispetto alle anticipazioni fornite da ItaliaOggi (si veda ItaliaOggi del 31/1/2012) nel testo definitivo. Gli intermediari finanziari potranno dunque avvalersi della collaborazione di questi soggetti per calcolare l’imposta. L’aiuto potrà spingersi anche fino all’assolvimento degli obblighi dichiarativi. Il primo appuntamento alla cassa è previsto per il 16 luglio 2013, mentre per tutte le tipologie di prodotti a cui si applica la Tobin tax viene fissato il criterio generale per cui il saldo avviene il 16 del mese successivo all’operazione.

Le specifiche della tassa. La legge di Stabilità 2013, (l. 228/12) ha introdotto la Tobin tax. Una tassa che colpisce gli acquirenti di azioni italiane ovunque residenti emessi da società con capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro e gli operatori in titoli derivati con sottostante azioni e indici tricolore. Le aliquote sono pari allo 0,10% del valore della transazione per le azioni, mentre per i derivati opera una tariffa fissa in base al valore nozionale del contratto. Solo per il 2013 l’imposta per le azioni sale allo 0,12% visto che la tassa entrerà in vigore ad anno già iniziato, marzo. L’imposta prevede poi un’aliquota dello 0,20% (0,22% solo per il 2013) se la transazione azionaria viene fatta al di fuori dei mercati regolamentati. Sono escluse solo per le azioni le operazioni aperte e chiuse in giornata. Un’azione per considerarsi fiscalmente italiana dev’essere emessa da società con sede legale nel territorio dello stato. Le operazioni colpite sono quelle che durano più di un giorno. Le società quotate, i cui titoli non sono colpiti dal pagamento dell’imposta per mancanza di requisiti, dovranno comunicare al ministero la relativa certificazione entro il 10 dicembre di ogni anno. Entro il 31 dicembre, infine, il ministero dell’economia sul proprio sito renderà noto l’elenco delle società escluse dal pagamento del balzello. In prima applicazione le azioni da colpire sono riconducibili a 76 società su 295 quotate sui mercati italiani (si veda ItaliaOggi del 2/2/13). Per i derivati tricolore invece opera una tariffa, ridotta a un quinto quando l’operazione è perfezionata sui mercati regolamentati.

Le esclusioni. La Tobin tax esclude i prodotti del risparmio gestito e assicurativo, fondi comuni di investimento e unit linked per intenderci. Le obbligazioni, i titoli di stato, le valute, le azioni estere, le materie prime e più in generale tutti i derivati con sottostante attività finanziarie estere sono fuori dal campo della tassa. L’imposta non si paga nemmeno per le azioni emessa da società italiane con capitalizzazione di borsa inferiore ai 500 mln di euro.

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