di Onofrio Giuffrè

Il Parlamento europeo accelera sulla regolamentazione delle agenzie di rating. I giudizi sovrani potrebbero essere presto vietati per quei Paesi che non li richiedono. ?? questa una delle proposte cui sta lavorando Leonardo Domenici, relatore della commissione economica sulla materia, che entro fine mese dovrebbe presentare gli emendamenti al testo recentemente varato dal commissario Ue al Mercato Interno, Michel Barnier. L’obiettivo di Bruxelles è ridurre la dipendenza dalle agenzie. La Commissione in extremis aveva escluso il divieto ai rating sovrani e aveva abbandonato l’ipotesi di un’agenzia europea per i costi eccessivi. Neppure l’Europarlamento vuole proporne l’istituzione, ma comunque chiederà che sulla valutazione delle capacità di credito degli Stati si pronunci una istituzione pubblica in ambito Ue «indipendente» dai governi, in modo da sottoporre i Paesi al vincolo di una valutazione terza. Di qui l’idea di dare mandato alla Commissione europea per verificare se nel quadro istituzionale attuale della Ue possa essere attribuito a un organismo effettivamente indipendente il compito di valutare l’affidabilità creditizia degli Stati membri. Se tale entità non esistesse, potrebbe esserne creata una nuova. Ciò sarebbe coerente con l’indicazione della Ue, della Commissione e degli organismi internazionali di ridurre la dipendenza dai giudizi dell’oligopolio delle agenzie di rating valorizzando al massimo le capacità «interne» di valutazione. Altri emendamenti riguarderanno l’eliminazione dalla legislazione europea e dalla regolamentazione di qualsiasi automatismo derivante dal declassamento delle agenzie di rating (in relazione alle ricadute sugli investimenti negli asset sotto tiro), una maggiore stretta sul divieto di partecipazioni azionarie e misure per spezzare davvero l’oligopolio dei tre big del settore (Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch). Rispetto al meccanismo della rotazione (sulla base della regola generale per cui un’agenzia non può valutare una società per un periodo superiore a tre anni), l’idea è definire una quota di mercato massima oltre la quale non si può andare. Infine l’Esma dovrebbe valutare l’affidabilità e la performance delle agenzie. (riproduzione riservata)