di Angeolo di Mattia

Negli ultimi tempi è sopravvenuta la moda di inserire nei discorsi su banche e risparmio
il tema dell’educazione finanziaria, una volta oggetto delle attenzioni solo di pochissimi, oltre alla Banca d’Italia che non da oggi ha una struttura dedicata al tema. Alcuni dei neofiti pensano che con la sottolineatura della debole cultura finanziaria de-
gli italiani – che secondo un recente sondaggio promosso dalle Autorità
di vigilanza, in primis, Bankitalia, sarebbero gli ultimi in Europa – illu-
soriamente si possano assolvere colpe di banchieri; altri ne parlano per non
essere scavalcati da nuovi indirizzi e, magari, per predisporsi a un proprio
ruolo se si passerà a istituire organi e procedure che a tale educazione so-
vrintendano; poi vi sono, invece, coloro che in maniera corretta e trasparente
annettono un valore all’alfabetizzazione in questione per l’uso consapevole
ed efficiente del denaro e nell’interesse delle stesse banche che non possono
pensare di lucrare sulla ridotta competenza della propria clientela, ma che in
un rapporto con un risparmiatore-investitore o con un prenditore di credito
competenti possono trovare lo stimolo a migliorare l’offerta e a una maggiore
efficienza e trasparenza. In sostanza, la diffusione dell’educazione, come
emerge anche dal convegno di mercoledì, 18, nel quale è intervenuto uno
dei vice direttori generali della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, cor-
risponde a un interesse generale e all’esigenza di abbandonare l’infima
classifica dei cittadini italiani rispetto a quelli europei e dei Paesi avanza-
ti stilata in base alla preparazione in questo campo. Si può dire, comunque,
che ricerche, sondaggi e dati non fanno altro che confermare più o meno
scientificamente quel che da tempo si sa sulla ridotta diffusione dell’educa-
zione in questione nelle persone sia in età scolare, sia, a maggior ragione, da
adulti. Non sussiste, però, paradossalmente una grave carenza di iniziative
perché si va da alcune pionieristiche – prima fra tutte quella meritoria e
spesso ricordata dell’antesignano della materia, Beppe Ghisolfi, presidente
della Cassa di Fossano – a quelle di istituzioni, ministeri, banche, fondazioni
e associazioni. Tutte sono contraddistinte dalla mancanza di raccordi tra
di loro, mentre una guida unitaria e organica, pur nel mantenimento del-
le singole caratterizzazioni, potrebbe giovare molto sul piano dell’efficacia,
trattandosi di dovere intervenire a questo punto, per recuperare i sensibili
ritardi, con una sorta di terapia d’urto.
Tutti i discorsi e le analisi al riguardo da qualche anno in qua approdano,
dunque, alla necessità di questa impostazione unitaria e alla realizzazione
dell’intervento legislativo da tempo in cantiere. È allora arrivato il mo-
mento di un’accelerazione dell’iter parlamentare; diversamente, la citazione di questa esigenza perderà ogni credibilità e diventerà una specie di clausola di stile. Naturalmente, non si tratterà soltanto di mettere un vestito su di un corpo che non si tocca, come sarebbe con l’istituzione della cabina di regia presso il Tesoro. Quest’ultima potrà essere opportuna, ma poi sono necessari interventi concreti e tassativi per i programmi scolastici e per corsi extra-scolastici, per i mass-media, a cominciare dalla Rai, e per gli
scambi internazionali sulla materia.
Insomma, è come si dovesse diffondere la conoscenza di una delle materie
fondamentali dei vigenti programmi scolastici che invece, per ipotesi, fino-
ra non ne avesse fatto parte. Interventi che richiederanno anche risorse finan-
ziarie. In definitiva, è finito il tempo delle analisi: ora bisogna passare alle
realizzazioni. Queste tanto più avranno successo, quanto più parallelamente
si procederà nel rafforzamento della normativa e dei controlli sugli obblighi
contrattuali delle banche e sulla trasparenza. (riproduzione riservata)
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