di Andrea Battista
Attualmente sono in atto delle tendenze di vario tipo e di portata rilevante che coinvolgono tutta l’economia mondiale, non solo il comparto assicurativo. Sono per definizione forze di cambiamento e, per quanto concerne il settore che mi compete, si caratterizzano per essere specifici, temporalmente imprevedibili, di respiro globale, e che operano nel dominio digitale.

È quindi inevitabile l’impatto destrutturante di tutto questo sulla catena del valore, i modelli di business e le strategie distributive delle compagnie. Per illustrare meglio questi scenari di mercato, potremmo definire il contesto socio-economico con l’acronimo inglese Vuca, ossia volatile, incerto, ambiguo e complesso.

Il Fintech sovverte la dinamica dei sistemi tipici del settore assicurativo con investimenti anche marginali e, soprattutto, alza l’asticella delle aspettative dei clienti anche per i player più tradizionali.

Nell’era digitale è soprattutto il cliente a cambiare e, con lui, cambiano i percorsi di acquisto, molto più volatili e imprevedibili. Il cliente apprezza ora sempre di più una maggiore capacità di scelta e il fatto di avere a disposizione molte più informazioni. Questi utenti pretenderanno dunque fabbriche caratterizzate da specializzazione e relazioni flessibili, economie di scala e massa critica, più costi variabili e meno costi fissi, e pertanto con ridotti investimenti idiosincratici. Gestire il business assicurativo (altri articoli a pagina 6) è e diventerà sempre più una sfida.

L’indipendenza della fabbrica è un valore di rilievo per il cliente che pensa e agisce nella logica digitale, che è per sua natura mobile, critico e orientato al value for money. Le nuove e più articolate strategie d’offerta saranno orientate a soluzioni più che a prodotti, fondate sull’accesso digitale (oltre che fisico), sul valore (più che sul prezzo) e sulla formazione (andando oltre la logica pubblicitaria). Anche la regolamentazione tenderà a favorire filosoficamente la separazione tra fabbrica e distribuzione: prima o poi potrebbero arrivare norme specifiche.

In sintesi i clienti avranno più informazioni, più potere di scelta a ogni stadio della catena del valore, aumenterà la loro domanda di indipendenza e di separazione tra la fabbrica e la distribuzione, favorendo l’affermarsi di modelli d’offerta aperti e indipendenti, mobili e digitali, sui mercati del risparmio, quelli assicurativi e forse su tutti i mercati del prossimo futuro. In questo scenario è logico attendersi un impatto sui rapporti fabbrica-distribuzione.

Esempi sono: un’offerta multibrand della medesima tipologia di prodotto sul punto vendita, fabbriche terze in concorrenza con quelle captive sulla medesima rete, come avvenuto in qualche misura nell’asset management, sviluppo di fabbriche principalmente dedicate alla distribuzione da parte di terzi, almeno nei mercati principali che esprimono maggiore massa critica, meno joint venture dedicate a specifiche reti. Vi saranno complessi momenti di convivenza tra vecchio e nuovo mondo e saranno probabili situazioni di disequilibrio. Ci sarà comunque più spazio per outsider veloci e flessibili, destinati a riconfigurare il mercato. (riproduzione riservata)
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