di Filippo Buraschi e Stefania Peveraro
«Con riferimento a recenti notizie di stampa in merito a una possibile operazione di aggregazione con Generali , Intesa Sanpaolo conferma, in coerenza con il piano di impresa 2014-2017, il proprio interesse industriale per la crescita nel settore del risparmio gestito, del private banking e in quello dell’assicurazione in sinergia con le proprie reti bancarie, anche con possibili partnership internazionali». Poco prima delle 21 di ieri Intesa Sanpaolo ha certificato il suo interesse per Generali con un comunicato stampa che conferma le indiscrezioni circolate a partire dal week-end e corroborate dai ripetuti no comment di ieri e di lunedì. La principale banca del Paese ha dunque deciso di intervenire in prima persona per preservare l’italianità del principale gruppo assicurativo che rischiava di finire sotto il cappello di Axa ma soprattutto per dare vita a un progetto industriale in grado di creare un campione dell’asset management in grado di attirare la più grande ricchezza degli italiani, il risparmio, e convogliarlo verso l’economia reale (vedere articolo a pagina 4).

La nota di Intesa sottolinea peraltro come qualunque opzione di crescita esterna debba garantire il mantenimento di alte dotazioni patrimoniali ed essere coerente con la politica di creazione e distribuzione di valore per i propri azionisti. «In quest’ottica, il management di Intesa Sanpaolo valuta e continuerà a valutare con attenzione ogni possibile opportunità di rafforzamento del proprio posizionamento competitivo. Tali opportunità, incluse possibili combinazioni industriali con Generali , sono oggetto di valutazioni in corso da parte del management», conclude la breve nota. Da queste condizioni si evince anzitutto che a Intesa interessa il controllo della compagnia e in particolare gli asset del Leone più complementari al business plan della banca e dunque a più alto valore aggiunto, mentre per le attività meno core e passibili di un intervento Antitrust non sono escluse possibili partnership con in prima fila Allianz, che ha dichiarato di avere capitale in eccesso per 3 miliardi di euro e si è impegnata a girarlo agli azionisti, a meno che nel frattempo concluda un’acquisizione. Inoltre l’ad Carlo Messina è fermamente intenzionato a non diluire la capacità di creare valore per gli azionisti garantendo loro un flusso di dividendi costante; quasi certo dunque che Intesa proporrà un’ops su almeno il 60% del capitale di Generali per aggirare il divieto di partecipazioni incrociate scattato lunedì dopo che Trieste ha acquisito il 3,01% di Ca’ de Sass sottoforma di prestito titoli. Infine, come spiega l’articolo a pagina 6, il deal porterebbe alla creazione di una conglomerata che riduce l’impatto sul patrimonio.

E che Intesa facesse sul serio il mercato lo aveva stabilito fin dall’inizio della settimana: dopo il +4% di lunedì ieri il Leone ha guadagnato un altro 8,2% a 15,52 euro per una capitalizzazione di borsa di 22,5 miliardi; l’azionista Mediobanca ne ha seguito la scia con un rialzo dell’1,5% in apertura di settimana bissato dal +5,6%. Di contro il possibile predatore Ca’ de Sass aveva perso il 2,9% lunedì e ha lasciato sul terreno il 4,4% ieri. Movimenti molto forti sia in termini di scostamento di prezzi che di volumi tanto da spingere Consob a convocare i vertici di Generali , Intesa e Unicredit per la giornata di oggi e domani.

Intanto oggi è in caledario il consiglio di amministrazione di Generali che con ogni probabilità formalizzerà l’uscita di scena del direttore generale Alberto Minali, che negli ultimi mesi si è scontrato più volte con l’amministratore delegato Philippe Donnet, espressione dell’azionista di controllo relativo Mediobanca (con il 13,5%) e in particolare del finanziere Vincent Bolloré (che con il Bolloré Group possiede l’8% di Mediobanca ). In particolare lo scontro si è acceso attorno al perimetro del gruppo e alla politica di disinvestimenti, con Donnet incline a una razionalizzazione e alla vendita di meno attività redditizie, mentre Minali avrebbe voluto continuare nella ristrutturazione industriale di alcune aree attualmente non redditizie. Ma si dice anche che Minali fosse favorevole a convertire i 400 milioni di euro di bond subordinati di Mps e Donnet contrario.
Venerdì sarà poi il giorno del cda dell’istituto guidato da Carlo Messina che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, non prenderà alcuna decisione in merito al Leone e alle eventuali tecnicalità dell’offerta ma, come ha detto ieri il presidente Gian Maria Gros-Pietro, affronterà il tema del budget.

La mossa di Intesa spiazza il management delle Generali e dall’ad di Mediobanca , Alberto Nagel, perché, come detto, rende inutile l’arrocco tentato lunedì con l’acquisto a prestito del 3% di Intesa .

Nel corso della giornata di ieri, intanto, gli analisti si erano esercitati a disegnare possibili scenari. Secondo Equita sim, in alternativa all’ops, Intesa Sanpaolo potrebbe comprare la quota dell’8% di Mediobanca oggi in portafoglio a Unicredit e lanciare successivamente un’offerta su Piazzetta Cuccia stessa. «In questo modo, Intesa Sanpaolo , oltre a controllare un business più affine, diventerebbe indirettamente il primo socio di Generali con il 13% e potrebbe coagulare una minoranza di blocco in chiave antiscalata», ha aggiunto Equita sim, che ha anche ribadito il rating hold su Intesa Sanpaolo con un target price a 2,9 euro, mentre ha alzato il rating su Generali da hold a buy (target price invariato a 15 euro).

Anche gli analisti di Banca Akros propongono la medesima suggestione. «Unicredit che ha l’8% di Mediobanca , sta per lanciare un maxi aumento di capitale e potrebbe essere obbligato a vendere questa partecipazione. Intesa Sanpaolo potrebbe quindi rilevare la quota, entrare in Mediobanca e attuare un consolidamento del controllo italiano su Generali anche attraverso la creazione di un patto di sindacato sulla compagnia triestina con il controllo di oltre il 20% del capitale». Per questo gli analisti di Banca Akros sono convinti che l’appeal speculativo su Generali e Mediobanca possa continuare. Il broker ha mantenuto il rating neutral e il target price a 14,40 euro sul titolo Generali ma ha anche osservato che, se si guarda ai multipli prezzo/utile 2017 e 2018, il Leone è più conveniente rispetto ad Allianz, Axa e Zurich: tratta a uno sconto medio del 6%. (riproduzione riservata)
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