Bce: è in corso una procedura standard che non riguarda solo gli istituti italiani. Tesoro: nessuna preoccupazione per i gruppi del Paese. Abi: un esercizio ordinario che non porta a misure specifiche

di Francesco Ninfole

Nuova giornata di forte volatilità a Piazza Affari per le banche italiane, nonostante ieri anche Bce e Tesoro abbiano precisato che nessuna analisi specifica è in corso sugli istituti del Paese. Una task force di Francoforte ha richiesto ad alcune banche europee (non solo italiane) informazioni sulle strategie di gestione delle sofferenze, ma senza alcun aggravio su accantonamenti e capitale.

L’analisi non riguarda singole posizioni deteriorate. La richiesta di informazioni «è una pratica di supervisione standard» e ha riguardato anche altre banche della zona euro, ha detto un portavoce Bce. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha aggiunto: «Nessuna preoccupazione specifica per le banche italiane, ma soltanto uno studio per identificare best practice nella gestione dei crediti in sofferenza». Anche Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, ha evidenziato che «già a novembre, in occasione della visita a Milano del presidente del Ssm, Danièle Nouy, era stata data l’informazione circa la costituzione in seno al Ssm di una task force volta a studiare il tema dell’accumulo dei non performing loans nelle banche europee (non solo italiane)». La richiesta, ha aggiunto Sabatini, «rientra nelle attività preliminari di tale task force» e non è altro che «un esercizio ordinario di raccolta di informazioni su cui basare i lavori successivi, dunque non un’azione di vigilanza mirata all’adozione di misure specifiche nei confronti di alcune banche». 
Nessuna nuova azione è stata discussa dal Consiglio di Vigilanza, che è l’organo incaricato di prendere decisioni sulle banche. L’analisi della task force sarà condotta nel primo trimestre: i gruppi di vigilanza di ogni istituto (joint supervisory team) potranno chiedere piani per colmare eventuali carenze nelle procedure. La verifica riguarderà 10 banche italiane e 40 europee.

 

Le rassicurazioni di Bce, Tesoro e Abi sono arrivate ieri attorno alle 15, ma non hanno frenato i cali di borsa, che hanno riguardato soprattutto le banche che hanno comunicato di aver ricevuto la richiesta di dati: Mps (-14,4%), Carige  (-11,2%), Banco Popolare  (-6,3%), Unicredit  (-3,5%) e Bper (-0,4%), oltre aBpm  (+0,4%). Tra gli altri titoli bancari Ubi Banca  ha perso l’1,9%, mentre hanno recuperatoMediobanca  (+2,1%) e Intesa Sanpaolo  (+1,1%), performance che hanno aiutato il Ftse Mib a recuperare un punto. La volatilità in borsa delle banche «è difficile da spiegare», secondo il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. «Non c’è un motivo concreto. Quella della Bce è una delle solite rassegne che periodicamente si fanno. Abbiamo un mercato molto volatile e basta uno stormir di fronde per osservare scostamenti anche notevoli». Dall’analisi Consob, ha detto Vegas, è emerso che «ci sono state vendite sia dall’estero che dall’Italia, molte anche online e da parte di grandi compagnie di investitori e banche». Le informazioni di ieri hanno confermato che la volatilità non è legata ad alcuna nuova informazione sulle banche.

Solo poche settimane fa gli istituti hanno superato gli Srep, dopo aver svolto un’asset quality review e uno stress test. Non ci sono al momento segnali di nuovi pesanti accantonamenti, che al contrario sono in fase di riduzione. Il problema dell’elevato stock di sofferenze è noto da molto tempo e i dati sui nuovi flussi mostrano miglioramenti. Il listino italiano si è però rivelato più vulnerabile di quelli di altri Paesi e più in balia di timori ingiustificati e operazioni di trading. Secondo Mediobanca  Securities, «l’opposizione della Commissione Ue alla creazione di un progetto di bad bank in Italia, dopo che molti altri Paesi hanno creato un veicolo governativo o hanno fornito aiuto diretto per il salvataggio delle banche, ha rappresentato un intralcio al tentativo dell’Italia di accelerare la digestione dello stock di non performing loans». Gli analisti vedono il rischio che «un’ulteriore potenziale incertezza regolatoria possa avere un effetto controproducente per la stabilità del sistema bancario». Questo scenario inoltre «potrebbe diventare un consistente ostacolo alle attuali negoziazioni di M&A tra mid cap italiane per creare banche più grandi e solide». (riproduzione riservata)